Condurre un colloquio di orientamento. Le tecniche migliori

In questo articolo vedremo passo passo come condurre un colloquio di orientamento.

Ti stai chiedendo come condurre un colloquio di orientamento. Il tuo interesse forse deriva dal fatto che vuoi approfondire cosa fa un orientatore, per capire se la professione dell’orientatore è adatta a te. In questo caso ti suggerisco di leggere Come diventare Orientatore?

Oppure stai già lavorando come orientatore, immagino da poco tempo, e ti stai chiedendo come condurre un colloquio di orientamento perché non sei sicuro se la tua modalità sia quella giusta. In ogni caso in questa pagina trovi le informazioni che stai cercando.

Cos’è un colloquio di orientamento?

Un colloquio di orientamento è un colloquio dove un esperto aiuta un’altra persona, che può essere chiamato utente o cliente, a migliorare la sua situazione professionale.  L’esperto può avere vari nomi, ad esempio orientatore, consulente di orientamento, career coach, job coach, addetto politiche attive del lavoro, consulente di carriera. I colloqui di orientamento possono anche avere per oggetto i percorsi educativi e formativi per arrivare a svolgere una determinata professione.

La persona che cerca aiuto viene chiamata utente o cliente a seconda della struttura che svolge i colloqui di orientamento. Se la struttura è pubblica, come ad esempio un centro per l’impiego, allora useremo il termine utente. Se invece il colloquio di orientamento è pagato direttamente dalla persona che cerca aiuto allora useremo il temine cliente.

Dove vengono svolti colloqui di orientamento?

L’orientamento è un servizio che, almeno sulla carta, lo Stato deve assicurare a tutti i cittadini. I colloqui di orientamento vengono svolti:

  1. Nei centri per l’impiego
  2. Nelle agenzie per il lavoro (Adecco, Gi Group, Randstad, etc.) e nelle agenzie formative che ricevono finanziamenti pubblici per svolgere colloqui di orientamento
  3. Nelle cooperative sociali che si occupano di reinserimento lavorativo di persone svantaggiate
  4. Nelle scuole e nelle università
  5. In sportelli comunali chiamati Informagiovani o Informalavoro
  6. Presso altri soggetti quali ad esempio sindacati e associazioni
  7. Privatamente da consulenti di carriera

A chi rivolgersi per svolgere un colloquio di orientamento?

Se sei una persona adulta disoccupata e hai bisogno di un colloquio di orientamento, devi prima di tutto rivolgerti al centro per l’impiego della tua zona (cercalo su internet). In molte regioni italiane gli operatori dei centri per l’impiego sono ben preparati e svolgono colloqui efficaci. Se non sei soddisfatto, chiedi all’operatore del centro per l’impiego se nella tua regione le agenzie per il lavoro sono abilitate a svolgere colloqui di orientamento; se la risposta è positiva, rivolgiti a una di loro. Se ancora non soddisfatto, prova a rivolgerti a un consulente di carriera, ad esempio a quelli elencati sul sito https://consulentidicarriera.it/

Quanto costa un colloquio di orientamento?

I colloqui svolti da strutture pubbliche come i centri per l’impiego oppure per conto dello Stato presso agenzie per il lavoro e agenzie formative accreditate per i servizi al lavoro sono gratuiti. Sono perciò gratuiti i colloqui che si svolgono nelle strutture indicate sopra da 1 a 6. Agenzie per il lavoro e agenzie formative possono svolgere anche colloqui a pagamento. Informati sempre prima se il colloquio è gratuito o a pagamento.

Se invece decidi di rivolgerti a un consulente di carriera, puoi pagare una cifra da 500 a 800 euro, per un servizio che prevede una serie di colloqui. In ogni caso, chiedi sempre prima.

Come condurre un colloquio di orientamento: di cosa si parla nei colloqui?

I colloqui di orientamento sono relativi a tre temi principali.

L’aiuto per la ricerca di lavoro

La gran parte dei partecipanti ai colloqui di orientamento chiede aiuto su come migliorare la propria ricerca di lavoro. La persona ha perso il lavoro oppure non ha mai lavorato, sta cercando lavoro da un po’ di mesi senza risultati, e cerca un aiuto per capire cosa sta sbagliando. Oppure la persona ha appena terminato un percorso di studi o di formazione professionale e vuole trovare un lavoro coerente con quello che ha studiato.

Strategie dell’orientatore

In questo caso l’orientatore verificherà prima di tutto che la persona ha la formazione e/o l’esperienza necessaria per svolgere il lavoro desiderato. Successivamente chiederà all’utente come ha cercato lavoro finora: che canali di ricerca ha utilizzato, quanti contatti ha fatto ogni settimana. Poi che risultati ha avuto, ad esempio quanti colloqui di lavoro ha fatto. Queste domande servono per capire quanto l’utente conosca le tecniche di ricerca di lavoro e quanto è attivo nella ricerca.

Dopodiché l’operatore aiuta l’utente a compilare o a correggere gli strumenti di ricerca, innanzitutto il curriculum vitae e il messaggio di accompagnamento al curriculum.

Successivamente l’operatore inviterà l’utente a definire un piano d’azione per la ricerca da condurre dopo il colloquio.

Nel piano d’azione saranno indicati i canali di ricerca (ad esempio centro impiego e agenzie per il lavoro, motori di ricerca di annunci, passaparola, autocandidature, etc.), le date in cui saranno utilizzati, e, nel caso delle autocandidature, quanti imprenditori saranno contattati.

Nella parte finale del colloquio di orientamento l’operatore e l’utente si accordano anche su quando fare un nuovo colloquio per verificare come sta andando la ricerca.

Conoscenze e capacità richieste

Per condurre un colloquio di orientamento di questo tipo è necessario conoscere in dettaglio come le imprese selezionano il personale e gli strumenti e i canali di ricerca di lavoro. In più, siccome dopo mesi di ricerca senza risultati le persone si demoralizzano, l’operatore deve saper usare tecniche che prevengono la demoralizzazione e ridanno fiducia.

L’aiuto per migliorare la propria occupabilità attraverso la formazione

Che cos’è l’occupabilità? L’occupabilità è il valore di una persona sul mercato con riferimento a una specifica professione e a un determinato contesto geografico.

Ad esempio, una persona che ha seguito un corso di programmazione avrà un valore sul mercato, per la mansione di programmatore, superiore a quello di chi di programmazione non sa niente. E ugualmente, una persona che sta già lavorando da anni come programmatore avrà un valore sul mercato, per il lavoro di programmatore, superiore a quello di chi ha seguito solo un corso di formazione.

In molto colloqui di orientamento le persone chiedono aiuto per individuare delle opportunità di formazione che aumentino il loro valore sul mercato, ad esempio corsi di formazione o tirocini.

Qui l’orientatore aiuta l’utente a individuare i corsi più efficaci, i corsi gratuiti o le fonti di finanziamento per partecipare a corsi a pagamento.

Anche questi colloqui terminano con la stesura di un piano d’azione e la data di un nuovo colloquio o contatto via mail.

Per condurre colloqui di orientamento di questo tipo è necessario conoscere o comunque essere in grado di trovare e valutare opportunità formative sui molteplici temi che interessano ai nostri utenti.

L’aiuto per individuare una professione obiettivo

Il terzo problema, in ordine di frequenza, che viene discusso nei colloqui di orientamento è quello della professione obiettivo.

Cos’è la professione obiettivo? La professione obiettivo è il lavoro che una determinata persona vorrebbe svolgere.

Professione obiettivo non va confuso con obiettivo professionale. Un obiettivo professionale è una qualunque cosa che una persona vorrebbe ottenere, con riferimento al suo lavoro o al suo percorso professionale. Ad esempio: ‘Vorrei guadagnare di più’,  ‘Vorrei più tempo libero per me’,  ‘Vorrei cambiare reparto’. La professione obiettivo, lo ripeto, è invece la professione che una persona vorrebbe svolgere.

Strategie dell’operatore

Quando l’obiettivo del colloquio di orientamento è individuare una professione obiettivo l’operatore farà una serie di domande sul percorso formativo e professionale. Le domande hanno lo scopo di individuare le capacità e le aspirazioni dell’utente. Si tratta di domande del tipo:

  • ‘Come mai ha scelto questo lavoro / percorso di studi?’
  • ‘Cosa può dirmi della sua riuscita in questo lavoro / percorso di studi?’.

E poi anche domande su interessi e valori professionali:

  • ‘Cos’è importante per lei?’
  • ‘Che caratteristiche deve avere il lavoro che vorrebbe svolgere?’
  • ‘Cosa pensa del lavoro di….’.

Per condurre colloqui di orientamento di questo tipo è necessario saper individuare le caratteristiche personali rilevanti per il lavoro e saperle collegare alle diverse professioni esistenti.

Come condurre un colloquio di orientamento?

A questo punto possiamo approfondire come condurre un colloquio di orientamento. Innanzitutto, un colloquio di orientamento è composto di tre parti: avvio, esplorazione e progetto.

Come iniziare un colloquio di orientamento

Nella fase di avvio l’operatore fa una analisi della domanda dell’utente, cerca cioè di capire qual è il problema su cui l’utente cerca aiuto.

La fase di avvio del colloquio avviene con una domanda aperta del tipo: ‘Come posso aiutarla?’.

Spesso la risposta rimanda a uno dei tre problemi che ho descritto sopra: ricerca di lavoro, miglioramento dell’occupabilità attraverso percorsi formativi, professione obiettivo.

A volte possono anche esserci richieste che non hanno a che fare con un servizio di orientamento, ad esempio la persona può rispondere: ‘Sono qui perché non ho i soldi per pagare l’affitto. In questi casi l’operatore di orientamento fa un rinvio a un altro servizio, nel caso in questione ai servizi sociali del Comune.

A volte l’utente non ha chiaro qual è lo scopo del colloquio. Questo può accadere nei centri per l’impiego, dove le persone sono spesso chiamate a fare colloqui di orientamento, e non hanno idea di che si tratta. In questi casi l’orientatore spiegherà il motivo del colloquio e l’aiuto che può dare all’utente.

Come approfondire la situazione dell’utente nel colloquio di orientamento

Per poter aiutare l’utente, l’operatore deve conoscere in dettaglio la situazione dell’utente. Nella fase di esplorazione l’orientatore farà così una serie di domande di approfondimento.

La direzione dell’approfondimento dipende dal problema della persona.

  • Se il problema è la ricerca di lavoro che non ha dato risultati, le domande saranno relative a come la persona ha fatto finora la ricerca.
  • Se il problema è relativo a come migliorare la propria occupabilità, le domande saranno relative alle modalità di apprendimento preferite . Saranno inoltre relative a eventuali vincoli economici o di tempo che possano impedire di seguire un percorso formativo.
  • Se il problema è la ricerca di una professione obiettivo, le domande saranno volte a far emergere le caratteristiche personali.

Come esplorare il problema dell’utente

In questa fase del colloquio di orientamento è utile usare domande aperte e riformulazioni:

  • ‘Cosa può dirmi della sua ricerca di lavoro?’
  • ‘In altre parole si sta chiedendo come mai finora la sua ricerca di lavoro non ha dato risultati’.

Le domande aperte sono molto utili per capire la situazione dell’utente, mentre le riformulazioni confermano all’utente che gli stiamo prestando attenzione e comprendiamo quello che ci sta dicendo.

Cosa chiedere a utenti confusi

Domande aperte e riformulazioni sono utili anche quando l’utente non ha un’idea chiara del risultato che vorrebbe ottenere grazie al nostro aiuto.

Ammettiamo ad esempio che l’utente ci dica che si aspetta da noi un aiuto per ‘Sentirsi realizzato sul lavoro’. In questo faremo una serie di domande del tipo: ‘Che cosa significa esattamente per lei sentirsi realizzato sul lavoro?’, ‘Quando si sentirà realizzato sul lavoro?’

E ammettiamo che in risposta alle nostre domande il nostro utente ci dica in modo un po’ confuso che adesso sta lavorando come impiegato, che il lavoro gli sembra arido perché deve semplicemente ‘riempire scartoffie’, che sopporta poco di ‘stare al chiuso’, che ha bisogno di un lavoro dove ‘può esprimere i propri sentimenti, stare a contatto con la natura’ e che fin da piccolo ‘ha sempre amato prendersi cura degli animali’, etc.

A questo punto potremmo ‘unire i puntini’ con una riformulazione del tipo: ‘In altre parole si sentirà realizzato quando potrà svolgere un lavoro a contatto con gli animali’.

Al che il nostro utente dirà: ‘Sì, esatto, non ci avevo mai pensato, mi rendo conto che era un’idea sullo sfondo ma non osavo pensarla, sa io come le ho detto ho una laurea in economia e commercio, ma lavorare con gli animali è proprio quello che mi darebbe gioia, etc.’

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Come far scrivere il piano d’azione

Dopo aver approfondito la situazione dell’utente, l’orientatore gli proporrà di lavorare sulla definizione di un piano d’azione per raggiungere l’obiettivo desiderato.

Le persone vengono in orientamento non solo per sentirsi accolte e ascoltate (per quello basterebbero domande aperte e riformulazioni) ma per cambiare la propria situazione. Cambiare la propria situazione richiede in genere di fare delle cose.

Alcuni esempi

Ad esempio se voglio lavorare con gli animali dovrò, una volta deciso che tipo di lavoro voglio fare, individuare quali corsi possono darmi la preparazione richiesta e frequentarli.

Se voglio trovare lavoro dovrò mettere a punto gli strumenti di ricerca di lavoro (almeno i principali: CV, messaggio di accompagnamento, profilo LinkedIn) e poi scegliere i canali di ricerca e avviare la ricerca. Ad esempio dovrò:

  • iscrivermi presso centro impiego e agenzie per il lavoro della mia zona,
  • settare gli alert delle offerte di lavoro su LinkedIn e sui principali motori di ricerca,
  • procurarmi elenchi di imprese da contattare e fare autocandidature di persona, via email, telefono o LinkedIn,
  • etc.

In questa fase aiuteremo il nostro utente a individuare le azioni che deve fare per raggiungere il risultato desiderato, e gli chiederemo di indicarle per iscritto in un apposito schema.

Le tecniche di coaching per attivare l’utente

In questa fase dobbiamo usare le tecniche di coaching perché attivano l’utente: se l’utente è attivo durante il colloquio sarà più attivo anche nei giorni e nelle settimane successive.  Dobbiamo evitare di dire noi direttamente all’utente cosa deve fare (effetto ricetta: andiamo dal medico e lui scrive su un foglio quello che dobbiamo fare).

Promuoveremo la sua voglia di fare e la sua creatività con domande del tipo:

  • ‘Cosa ritiene utile fare per raggiungere il risultato che desidera?’
  • ‘Qual è il primo passo da fare?’
  • ‘Quando ritiene utile farlo?’

e via discorrendo.

Ovviamente interverremo se riteniamo che il nostro utente vuole fare cose poco efficaci, ma per fargli cambiare idea useremo ugualmente l’approccio del coaching per non ridurre la sua voglia di fare. In questa terza fase del colloquio di orientamento definiremo anche le modalità e i tempi di contatti ulteriori di monitoraggio.

Come terminare un colloquio di orientamento

Una volta scritto il piano d’azione, il colloquio ‘si termina da sé’, perché l’utente capisce che non ci sono altre cose da fare e  perciò si prepara al saluto.

Se l’utente non avesse chiaro che il colloquio è arrivato alla fine, l’operatore di orientamento può usare una frase del tipo: Bene, abbiamo terminato.

Trovi esempi dettagliati nel mio articolo Esempi di colloqui di orientamento.

Come imparare a svolgere un colloquio di orientamento?

Per svolgere colloqui di orientamento efficaci devi padroneggiare tre cose fondamentali:

  • tecniche di colloquio
  • informazioni orientative
  • tecniche per lavorare sui principali problemi orientativi

Come imparare le tecniche del colloquio

Le tecniche del colloquio (cioè le tecniche di interazione con l’utente: domande aperte, riformulazioni, abilità di coaching) ti permettono di capire la situazione dell’utente, di creare una buona relazione con lui/lei e di renderlo attivo.

Puoi imparare le tecniche del colloquio di orientamento nei miei corsi a distanza La gestione del colloquio di orientamento e nel Master in Orientamento degli adulti.

Nei miei corsi trovi le abilità di counseling e di coaching adattate all’orientamento. Fai attenzione a corsi genericamente dedicati al counseling o al coaching. Quello di cui hai necessità è di formazione su abilità di counseling e di coaching tarata sulle necessità di chi svolge orientamento.

Come imparare le informazioni orientative

Nei colloqui di orientamento i nostri utenti ci chiedono aiuto per problemi relativi a ricerca di lavoro, percorsi formativi, professioni, modalità di assunzione, perciò dobbiamo avere una conoscenza approfondita di questi temi, che, tutti assieme, vengono chiamati informazioni orientative.

Alcuni dei nostri utenti necessitano di supporto anche su salute e situazione economica. Per questo motivo dobbiamo conoscere anche a chi rinviare persone che hanno ad esempio problemi di abuso di sostanze, depressione, o difficoltà economiche.

La conoscenza delle informazioni orientative si acquisisce lavorando come orientatori, a forza di cercare informazioni su internet per rispondere alle domande dei nostri utenti.

Esperienze e studi che accorciano i tempi di apprendimento delle informazioni orientative

Alcuni percorsi di studio o pregresse esperienze lavorative accorciano però i tempi di apprendimento. Ad esempio:

  • una precedente esperienza come recruiter assicura un’ottima conoscenza delle logiche della selezione del personale
  • un’esperienza di insegnante o una laurea in scienze della formazione assicura una buona conoscenza del mondo dell’istruzione e/o della formazione professionale
  • una laurea in sociologia o economia ci permette di capire meglio le dinamiche del mercato del lavoro
  • una laurea in scienze giuridiche ci darà una conoscenza approfondita delle forme contrattuali, e così via.

Come imparare le tecniche per lavorare sui principali problemi orientativi

L’operatore di orientamento deve inoltre avere una serie di conoscenze e tecniche specifiche relative all’orientamento. Ad esempio:

  • quali sono e come individuare i principali problemi orientativi dei nostri utenti,
  • quali caratteristiche personali sono rilevanti ai fini della riuscita e della soddisfazione lavorativa e con quali tecniche farle emergere (una delle tecniche è ad esempio il bilancio di competenze).

Per la consulenza a persone in cerca di lavoro non basta sapere solo come scrivere un CV, hai bisogno anche altre conoscenze e capacità, ad esempio:

  • come impostare e utilizzare LinkedIn per la ricerca,
  • quali sono i canali di ricerca più adatti per ogni utente,
  • come aiutare i tuoi utenti a scrivere un piano di ricerca efficace,
  • come motivare il tuoi utenti alla ricerca di lavoro (se smettono di cercare le loro probabilità di trovare lavoro si ridurranno a zero),
  • come monitorare la ricerca,
  • come prepararli per evitare le difficoltà più comuni (ricerca disorganizzata, demoralizzazione, difficoltà nel contatto con sconosciuti) e come intervenire quando queste difficoltà si verificano, etc.

Queste conoscenze e tecniche specifiche vanno acquisite con una formazione specifica dedicata all’orientamento, come quella che trovi nel mio Master in Orientamento degli adulti. Vedi anche la pagina che elenca tutta la mia formazione per orientatori.

 

FORMAZIONE GRATUITA PER ORIENTATORI

 

Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.

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