La didattica orientativa 1997-2023 e un’occasione persa

La didattica orientativa
La didattica orientativa

Questo articolo descrive le vicende della didattica orientativa nella scuola italiana, sulla base di documenti ufficiali.

In particolare questo articolo spiega:

  • quando la didattica orientativa è stata introdotta nella scuola italiana,
  • i vari significati del termine didattica orientativa, e la variazione del significato nel tempo
  • la condizione attuale della didattica orientativa.

La parte finale di questo articolo contiene anche una valutazione della situazione attuale dell’orientamento nella scuola italiana.

L’introduzione della didattica orientativa nella scuola italiana

Una diversa definizione di orientamento

La didattica orientativa è introdotta nella scuola italiana dalla Direttiva n. 487 del 6 agosto 1997. La direttiva stabilisce (art.1) che l’orientamento costituisce parte integrante dei curricoli di studio delle scuole di ogni ordine e grado, a partire dalle scuola dell’infanzia.

Dunque l’orientamento non è una attività a se stante e non è più limitato ai cicli scolastici in cui è necessario fare una scelta (scuola media e superiori).

L’orientamento viene definito come:

Un insieme di attività che mirano a formare e a potenziare le capacità delle studentesse e degli studenti di conoscere se stessi, l’ambiente in cui vivono, i mutamenti culturali e socio-economici, le offerte formative, affinché possano essere protagonisti di un personale progetto di vita, e a partecipare allo studio e alla vita familiare e sociale in modo attivo, paritario e responsabile.

Questa definizione sposta l’obiettivo dell’orientamento dal solo aiuto alle scelte scolastiche e formative e all’inserimento lavorativo all’aiuto più generale per far sì che gli studenti possano partecipare attivamente allo studio e alla vita familiare [immagino delle loro famiglie di origine] e sociale. L’orientamento diventa così orientamento alla vita. 

La Direttiva prevede anche lo svolgimento di attività di orientamento tradizionale (volte cioè a favorire le scelte formative) sia per la scelta della scuola secondaria superiore (art.3) che post secondario (art.4).

La didattica orientativa all’interno della Direttiva 487/1997

La didattica orientativa viene inserita all’art.2 dove si dice semplicemente che le scuole di ogni ordine e grado, nell’esercizio della loro autonomia, devono inserire l’orientamento nei curricula di studio valorizzando il ruolo della didattica orientativa.

Le scuole devono inoltre provvedere (art.2) alla formazione degli insegnanti alla didattica orientativa. E’ inoltre prevista (art.5) la realizzazione di progetti pilota per la promozione di innovazioni riguardanti la funzione orientativa delle discipline.

Un commento sulla direttiva 487/1997

Se voglio promuovere l’uso di una determinata tecnica o un determinato approccio nell’erogazione dei servizi di una determinata organizzazione, dovrò fare una serie di cose in successione:

  1. preparare una documentazione che spiega in dettaglio il nuovo approccio e un percorso formativo per tutti gli operatori
  2. preparare materiali basati sul nuovo approccio che gli operatori possano usare coi beneficiari del servizio
  3. formare tutti gli operatori.

Solo a questo punto potrò dare indicazioni di avviare l’erogazione dei servizi secondo il nuovo approccio.

Quello che stupisce nella Direttiva è che il processo di introduzione della didattica orientativa è andato a ritroso: di punto in bianco si è prescritto che tutti gli insegnanti di tutte le scuole di ogni ordine e grado debbano adottare un approccio chiamato didattica orientativa ma non ci si è preoccupati di definire di che si tratta e di preparare un programma formativo rivolto agli insegnanti, di preparare materiali che gli insegnanti possano usare con gli studenti, di formare tutti gli insegnanti. La formazione è delegata alle scuole (che, trattandosi di un approccio nuovo non hanno al proprio interno le competenze necessarie per formare i docenti) e rinviato a progetti nazionali che, si è visto poi, hanno coinvolto un numero di docenti estremamente limitato.

Cosa possiamo aspettarci da un approccio simile, in una qualunque organizzazione? Ovviamente, che la gran parte degli operatori delle diverse sedi non applicherà il nuovo approccio. Solo una minoranza degli operatori proverà ad applicarlo e ovviamente, senza formazione né materiali di riferimento, lo applicherà male. Solo una minoranza della minoranza degli operatori (lo zero virgola….. % ) lo applicherà correttamente.

Mi viene in mente Mao Zedong: “Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione quindi è eccellente!”. Ma davvero?

L’unico motivo per cui posso pensare l’allora Ministro dell’istruzione Luigi Berlinguer possa aver adottato un approccio simile è il timore che il Governo potesse cadere, mettendo così fine alla sua iniziativa. E in effetti il Governo di cui il Ministro Berlinguer faceva parte è caduto un anno dopo, nell’ottobre 1998, anche se poi Berlinguer è stato confermato ministro anche nei due governi D’Alema. La sua riforma dei cicli scolastici (legge 30/2000), comunque, è stata bloccata dal Governo Berlusconi 2.

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La prima sperimentazione nazionale della didattica orientativa: il Progetto Orientamento D.M. 31.10.1996

A cavallo dell’emanazione delle direttiva viene avviata una sperimentazione nazionale della didattica orientativa, chiamata Progetto Orientamento D.M. 31.10.1996, coordinata dal dipartimento di pedagogia dall’Università di Roma. Il progetto è riferito all’orientamento formativo nella scuola media (vol 1:13). I risultati sono pubblicati nel 1998. Il terzo volume presenta una serie di materiali, riferiti a ciascuna materia curriculare della scuola media, che mostrano come sviluppare le valenze orientative delle discipline scolastiche.

Colpisce, nel progetto, una certa confusione terminologica: i termini formazione orientativa, orientamento formativo, didattica orientativa, valenze orientative delle discipline scolastiche vengono usati in modo intercambiabile; manca un glossario della terminologia. L’espressione che viene utilizzata più di frequente per riferirsi alla didattica orientativa è orientamento formativo.

Dalla lettura dei materiali del progetto possiamo inferire che gli obiettivi della didattica orientativa (alias formazione orientativa) sono aiutare gli studenti a sviluppare:

  1. la metacognizione, cioè la capacità di riflettere sulle propri pensieri e sulle proprie strategie mentali, con riferimento, qui, all’apprendimento. Sulla metacognizione nell’apprendimento e su come promuoverla in ambito scolastico vedi il mio articolo Come imparare a imparare.
  2. la capacità di prendere decisioni in ogni ambito di vita
  3. le capacità necessarie per affrontare i compiti propri della propria fascia di età in ogni ambito di vita, ad esempio: organizzare il tempo libero; organizzare il proprio piano sanitario; organizzare le vacanze; personalizzare gli ambienti di vita e di studio; ecc  Queste attività richiedono non solo generiche capacità decisionali, ma anche una serie di conoscenze specifiche che dovrebbero essere fornite dagli insegnanti o da esperti esterni.

Per un approfondimento vedi il mio articolo La formazione orientativa nella scuola.

Corso Orientamento scolastico
Corso Orientamento scolastico

La didattica orientativa nelle Linee guida in materia di orientamento lungo tutto l’arco della vita 2009

La definizione di orientamento delle Linee guida in materia di orientamento lungo tutto l’arco della vita 2009

A pag.1 delle Linee guida 2009 si dice che: L’orientamento mira a mettere in grado i cittadini di gestire e pianificare il proprio apprendimento e le esperienze di lavoro in coerenza con i propri obiettivi di vita, in collegamento con le proprie competenze e interessi, contribuendo al personale soddisfacimento.

Nelle Linee guida orientamento 2009, l’orientamento, contrariamente alla Direttiva 1997, è così maggiormente ancorato a educazione e lavoro, e meno all’inserimento nella vita familiare e al progetto di vita in generale.

Nelle linee guida 2009 compare anche il concetto di orientamento permanente:

L’orientamento scolastico deve aiutare gli studenti non in una singola scelta formativa, ma metterli in grado di operare scelte in tutto il loro percorso formativo e professionale, in una prospettiva di orientamento lungo tutto l’arco della vita (p.4). Vedi a riguardo il mio articolo Orientamento permanente a che punto siamo.

Nelle Linee guida 2009 il termine orientamento formativo compare solo 2 volte, mentre i termini formazione orientativa e valenza orientativa delle discipline scolastiche non compaiono mai. Il termine maggiormente utilizzato è didattica orientativa, che compare 7 volte. Nel documento compare 9 volte il termine competenze orientative.

Gli obiettivi della didattica orientativa nelle Linee guida orientamento 2009

Le attività scolastiche (e perciò la didattica orientativa) deve promuovere negli studenti (p.4-5):

  • la capacità di auto orientarsi, in ogni fase della vita
  • le competenze orientative.

Inoltre la didattica deve creare situazioni esperienziali che permettano  la sperimentazione di sé e di conoscenza diretta dei contesti formativi e produttivi.

Come raggiungere gli obiettivi della didattica orientativa nelle Linee guida orientamento 2009?

In che modo questi obiettivi possono essere raggiunti?

Il docente deve utilizzare nella sua normale e quotidiana attività la didattica orientativa/ orientante o orientamento formativo, vale a dire “azioni intenzionali finalizzate a sviluppare un mentalità o metodo orientativo, a costruire e potenziare le competenze orientative generali ovvero i prerequisiti per la costruzione/potenziamento delle competenze orientative vere e proprie”. (9)

Le competenze orientative generali

Quali sono le competenze orientative generali?

A questo punto (p.9) le Linee guida citano le competenze contenute nella Raccomandazione del Parlamento EU e del Consiglio del 23 aprile 2008 sulla costituzione del “Quadro europeo delle qualifiche nella prospettiva di orientamento lungo tutto l’arco della vita”:

  • Competenze di base per un efficace inserimento sociale e per facilitare il processo decisionale,
  • Competenze trasversali per imparare ad imparare, progettare, comunicare, collaborare e partecipare, agire in modo autonomo e responsabile, risolvere problemi, individuare collegamenti e relazioni, acquisire e interpretare l’informazione, decidere e scegliere.

Le competenze orientative specifiche

Oltre allo sviluppo delle competenze orientative di base, il docente /formatore deve saper accompagnare lo studente nelle scelte formative (p.10). In questo caso il docente fornirà allo studente un aiuto finalizzato a fargli acquisire le competenze specifiche orientative che lo mettano in grado di scegliere e decidere consapevolmente (p.10). Le linee guida si riferiscono a questa funzione col termine funzione tutoriale del docente (p.10).

La didattica laboratoriale e orientativa

Ma in cosa consiste esattamente la didattica orientativa? Le linee guida (almeno a p.19) ritengono che corrisponda in gran parte alla didattica laboratoriale, al punto da fondere i termini laboratoriale e orientativa:

La didattica laboratoriale e orientativa, che si caratterizza per essere una didattica attraente e vicina ai bisogni dei ragazzi e alle sue modalità di apprendimento, presenta alcune specificità che la rendono particolarmente efficace nel sostenere l’acquisizione di competenze.

 Altre condizioni che facilitano e garantiscono lo sviluppo del processo di apprendimento sono la personalizzazione degli interventi e il coinvolgimento attivo dello studente. (p.19)

Che cos’è la didattica laboratoriale?

Secondo INDIRE La “didattica laboratoriale” comprende qualsiasi esperienza o attività nella quale lo studente riflette e lavora insieme agli altri, utilizzando molteplici modalità apprenditive, per la soluzione di una situazione problematica reale, l’assolvimento di un incarico o la realizzazione di un progetto.

Le caratteristiche della didattica laboratoriale sono perciò lavorare su problemi reali e farlo assieme ad altri studenti.

La didattica laboratoriale taglia così tutte quelle strategie di sviluppo delle competenze cognitive che l’insegnante può attivare assegnando compiti individuali, che invece finora erano parte della didattica orientativa.

La limitata diffusione della didattica orientativa

Come era prevedibile, la diffusione della didattica orientativa dopo la Direttiva 487/1997 è stata limitata. Le Linee guida affermano che (p.18):

Attenzione specifica va indirizzata alla scuola secondaria di II grado per la rigida struttura formativa, la conseguente scarsa disponibilità al cambiamento dei docenti di tale ordine e grado di scuola e la familiarità con un orientamento a carattere prevalentemente informativo: caratteristiche queste di un orientamento che va superato.

E riferendosi alle attività formative seguire alla direttiva 487/1997 (p.18): Non si tratta di intervenire con momenti sporadici e frammentari di aggiornamento, ma di fare dell’orientamento la base per un intervento sistematico di formazione dei docenti di ogni ordine e grado di scuola. E’ un investimento necessario non più prorogabile.

Una sintesi e un confronto su la didattica orientativa nelle Linee guida orientamento 2009

Nelle Linee guida orientamento 2009, l’obiettivo dell’orientamento scolastico è aiutare gli studenti a sviluppare competenze che li aiutino nelle scelte di carattere formativo e professionale in tutto l’arco della loro vita. Il riferimento all’inserimento nella vita familiare, nell’ambiente scolastico, alla partecipazione nella società presenti nella direttiva 487/1997 è messo in secondo piano.

Il Progetto Orientamento D.M. 31.10.1996 elencava direttamente le capacità personali da sviluppare, in particolare la metacognizione e poi parlava genericamente di capacità decisionali.

Le linee guida 2009 invece introducono il concetto intermedio di competenze orientative, che sono divise in due: generali e specifiche per le scelte formative e scolastiche.

Le competenze orientative generali sono quelle di base (per un efficace inserimento sociale e per facilitare il processo decisionale) e trasversali (metacognizione, autonomia, responsabilità, creatività, etc.).

Per un approfondimento su competenze orientative generali e specifiche vedi il mio articolo Cosa sono le competenze orientative?.

La didattica orientativa e laboratoriale (per sviluppare le competenze orientative) deve basarsi sul coinvolgimento attivo, sulla manualità, sulla produzione di risultati concreti, sullo sviluppo di competenze riferite al mondo del lavoro, sull’interdisciplinarietà.

Si tratta di accenti diversi da quelli della sperimentazione Progetto Orientamento D.M. 31.10.1996, che invece era caratterizzata, almeno nei saggi a carattere teorico del volume 1, dall’enfasi sullo sviluppo delle capacità cognitive. Nelle Linee guida 2009 invece lo sviluppo della capacità cognitive è messo in secondo piano, a p. 19 si dice che la didattica orientativa e laboratoriale, deve occuparsi non solo [di] elaborazione concettuale e intellettuale), ma di tutto il resto che ho elencato sopra.

Le Linee guida 2009 segnalano anche come la didattica orientativa non si sia ancora diffusa nella scuola secondaria di II grado, anche perché le attività formative svolte finora sono state sporadiche e frammentarie.

La didattica orientativa nelle Linee guida nazionali per l’orientamento permanente 2014

Le Linee guida nazionali per l’orientamento permanente 2014 non contengono novità sostanziali sulla didattica orientativa rispetto alle Linee guida 2009.

Unica differenza di rilievo è che le Linee guida 2014 contengono una diversa descrizione delle competenze orientative di base che la didattica orientativa dovrebbe sviluppare:

L’orientamento formativo o didattica orientativa/orientante [volto allo sviluppo delle competenze orientative di base] si  realizza  nell’insegnamento/ apprendimento disciplinare, finalizzato all’acquisizione dei saperi di  base, delle abilità cognitive, logiche e metodologiche, ma anche delle abilità trasversali comunicative metacognitive, metaemozionali, ovvero delle competenze orientative di base e propedeutiche – life skills – e competenze chiave di cittadinanza (p. 5).

Il termine competenze orientative specifiche, che era uno dei concetti chiave delle Linee guida 2009, non compare mai. A esse a un certo punto credo si faccia riferimento col termine Career Management Skills (CMS) (p. 10) riperdendo questa espressione da documenti UE non meglio specificati. Le Linee guida auspicano la creazione di laboratori di “Career Management Skills” nei contesti scolastici con la presenza anche di imprenditori (p.10).

Le Linee guida segnalano (ancora!) la disomogeneità della diffusione delle azioni di orientamento lungo tutto il percorso scolastico,  e auspicano la formazione in ogni istituto di figure professionali di docenti dedicati all’orientamento con compiti organizzativi e competenze professionali allargati rispetto la funzione docente (p.14). 

La didattica orientativa nelle Linee guida per l’orientamento 2023

Nelle Linee guida per l’orientamento approvate dal Ministro Valditara a fine dicembre 2022 il termine competenze orientative non compare mai, la  dimensione orientativa della scuola una sola volta, il termine didattica orientativa due volte, il termine orientamento formativo quattro volte.

Secondo le Linee guida, la dimensione orientativa della scuola va promossa attraverso le attività laboratoriali e con attività culturali, laboratoriali creative e ricreative, di volontariato, sportive, ecc (p.3).

La dimensione orientativa viene così declinata con riferimento ad attività all’esterno della scuola e all’apprendimento attraverso la collaborazione con altri studenti per risolvere problemi reali o realistici. Di nuovo, mancano qui le strategie di sviluppo di competenze, autonomia, etc. che l’insegnante può perseguire attraverso compiti individuali e non necessariamente realistici che erano una delle caratteristiche della didattica orientativa nel Progetto Orientamento D.M. 31.10.1996.

Un aspetto importante da sottolineare è che gli obiettivi delle Linee guida 2023 sono diversi dalla promozione della didattica orientativa.

Le priorità attuali: il raccordo col mercato del lavoro

Le principali priorità dell’orientamento citate dalle Linee guida sono (p.2):

  • ridurre l’abbandono scolastico
  • diminuire la distanza tra scuola e realtà socio-economiche e il disallineamento tra formazione e lavoro per ridurre i NEET
  • potenziare la formazione tecnica e professionale
  • valorizzare le discipline scientifiche.

Queste  priorità in massima parte richiedono lo svolgimento di attività di orientamento classico.

Un’occasione persa

Nonostante le priorità del documento siano un miglior raccordo col mercato del lavoro, le Linee guida prevedono lo svolgimento di attività di orientamento formativo, in specifico, 30 ore all’anno nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.

Dunque il tipo di attività di orientamento previsto dalle Linee guida non permette di raggiungerne gli obiettivi. Anche l’idea di creare in ogni scuola un certo numero di tutor che prendono in carico gli studenti (vedi sotto) ha senso solo se i tutor svolgono attività di orientamento classico. L’orientamento formativo, contrariamente all’orientamento classico, è un’attività poco personalizzata, ed è già svolto (almeno sulla carta) da tutti gli insegnanti durante l’insegnamento delle loro materie.

Le Linee guida risultano così un’occasione persa.

La formazione degli insegnanti

Le Linee guida prevedono la formazione in ogni scuola di un numero congruo di docenti chiamati tutor incaricati dell’orientamento. In specifico, è previsto che ogni tutor si occuperà di 30-50 studenti, in modo che tutti gli studenti possano (almeno in teoria) fruire di un accompagnamento personalizzato. Per un dettaglio, e una valutazione più ampia, vedi il mio articolo Linee guida orientamento scolastico 2023.

Lo stato dell’orientamento nella scuola italiana

In questo capitolo mi riferisco all’orientamento inteso come quella disciplina che aiuta gli studenti nelle scelte formative e professionali e nell’inserimento professionale. Non mi riferisco alla didattica orientativa.

Ammettiamo di voler promuovere l’insegnamento a scuola di una determinata materia o lo svolgimento di una determinata attività. Sarà necessario:

1. che ci siano docenti sistematicamente formati al suo insegnamento/ svolgimento. Nella scuola italiana invece, per quel che ne so, almeno fino all’attuale formazione dei docenti tutor promossa dal Ministro Valditara, la formazione dei docenti orientatori è stata lasciata alla buona volontà dei singoli e delle singole scuole.  A volte i docenti sono stati formati con iniziative estemporanee, troppo brevi e/o di bassa qualità.

2. che a questa disciplina/attività sia riservata dalle norme ministeriali una parte precisa del monte ore totale delle attività scolastiche. In Italia, al contrario, almeno fino alle Linee guida del Ministro Valditara lo svolgimento delle attività di orientamento era lasciato alle scelte delle singole scuole e alla  buona volontà e alla disponibilità di tempo del singolo docente o dei suoi colleghi.

3. che esista un’indicazione precisa degli obiettivi e del programma che è necessario svolgere, a loro volta articolati per ciascuna delle tipologie di studenti. Questa tassonomia nella scuola italiana non esiste, se non in termini molto vaghi. Così finora ogni docente ha definito in proprio gli obiettivi della sua attività e i contenuti del programma di orientamento. Questa mancanza permane anche dopo le Linee guida di Valditara.

4. che esistano materiali (libri di testo, audiovisivi) facilmente reperibili e di qualità riconosciuta a sostegno allo svolgimento della materia/attività. Nella scuola italiana al contrario questi materiali non sono stati finora prodotti a livello centralizzato e ogni insegnante ha dovuto produrli da solo o cercarli sul mercato.

Immagina adesso di voler far svolgere matematica o discipline aziendali:

  • a docenti che insegnano altre materie,
  • senza preparazione specifica o con una preparazione limitata a un breve corso di aggiornamento,
  • nel monte orario destinato ad altre materie,
  • senza programmi e libri di testo.

Che risultati otterremmo? Ovviamente pessimi.

Eppure questa è sta finora la condizione dell’orientamento nelle scuole italiane.

La formula dell’orientamento disciplina trasversale a tutte le materie curricolari (la valenza orientativa delle discipline scolastiche) ha peggiorato il problema, perché ha trasformato di punto in bianco tutti gli insegnanti in orientatori, senza effetti reali sullo svolgimento di attività di orientamento relative alle scelte formative e professionali, anzi, semmai le ha diminuite, vedi la mia esperienza in un Provveditorato descritta nell’articolo L’orientamento come educazione alla vita.

Peraltro, anche la didattica orientativa ha sofferto negli anni di alcuni degli stessi limiti (i numeri 1, 3, 4) dell’orientamento alla scelta.

 

Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. Riproduzione riservata. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.

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