L’orientamento come educazione alla vita
La Direttiva 487/1997
Nella Direttiva n. 487 del 6 agosto 1997 l’orientamento viene definito come:
Un insieme di attività che mirano a formare e a potenziare le capacità delle studentesse e degli studenti di conoscere se stessi, l’ambiente in cui vivono, i mutamenti culturali e socio-economici, le offerte formative, affinché possano essere protagonisti di un personale progetto di vita, e a partecipare allo studio e alla vita familiare e sociale in modo attivo, paritario e responsabile.
Questa definizione sposta l’obiettivo dell’orientamento dal solo aiuto alle scelte scolastiche e formative e all’inserimento lavorativo all’aiuto più generale per far sì che gli studenti possano partecipare attivamente allo studio e alla vita familiare [immagino delle loro famiglie di origine] e sociale.
Passiamo cioè dall’orientamento alle scelte formative e professionali (che in questo articolo chiamerò orientamento classico) all’orientamento alla vita.
La definizione fa riferimento a tematiche che vengono approfondite nelle attività di orientamento classico (conoscere se stessi, l’ambiente in cui vivono, i mutamenti culturali e socio-economici, le offerte formative, anche se manca il riferimento al mondo delle professioni), ma il riferimento alla partecipazione nella vita familiare e sociale e al più generale progetto di vita (invece che alle più tradizionali scelte educative e inserimento lavorativo che caratterizzano gli obiettivo dell’orientamento classico) permette di inserire fra le attività di orientamento attività di supporto a tutti gli ambiti di vita, ad esempio promozione della salute, sessualità, affettività, educazione stradale, legalità, spiritualità (nota 1), etc.
E in effetti una volta la referente per l’orientamento di un Provveditorato mi ha accolto dicendomi: Per quel che riguarda l’orientamento, la nostra attività di quest’anno consiste in un progetto di educazione alla salute.
Perciò con questo approccio una iniziativa di educazione alla salute viene vista come equivalente e può sostituire iniziative sulle possibilità di scelta post diploma.
Per un approfondimento sulla Direttiva 487/1997 vedi il mio articolo La didattica orientativa.
Le Linee guida orientamento 2009
Le Linee guida in materia di orientamento lungo tutto l’arco della vita 2009 distinguono fra competenze orientative generali e competenze orientative specifiche.
Le competenze orientative generali sono composte da (p.9):
- Competenze di base per un efficace inserimento sociale e per facilitare il processo decisionale
- Competenze trasversali per imparare ad imparare, progettare, comunicare, collaborare e partecipare, agire in modo autonomo e responsabile, risolvere problemi, individuare collegamenti e relazioni, acquisire e interpretare l’informazione, decidere e scegliere.
Le competenze orientative specifiche sono invece quelle che (p.10) mettano in grado lo studente di scegliere e decidere consapevolmente.
Anche in questo caso vediamo che il termine orientativo viene utilizzato per indicare capacità di carattere generale, tipo la metacognizione (imparare a imparare) e una serie di competenze trasversali (progettare, comunicare, etc.) alcune delle quali funzionali anche a un efficace inserimento sociale.
Si tratta di capacità di cui le attività di orientamento tradizionale non si occupano, perché il loro svolgimento richiede nell’operatore conoscenze, tecniche di intervento e linee di finanziamento diverse. Per un approfondimento vedi il mio articolo Cosa sono le competenze orientative?
Limiti dell’orientamento inteso come educazione alla vita
C’è un motivo preciso della compartimentazione in discipline diverse, che dipende dalle conoscenze e dalle tecniche necessarie per l’aiuto in ciascun ambito.
Ad esempio l’educazione stradale è distinta dall’educazione all’affettività perché ognuna delle due, per essere svolta, richiede conoscenze e tecniche assai diverse. Un operatore in grado di fare educazione stradale non è in grado di fare educazione all’affettività.
Quando per svolgere una determinata attività sono necessarie conoscenze e tecniche operative specifiche quell’attività viene divisa dalle altre e agli operatori che la svolgono viene attribuito un nome specifico.
Un estetista, un medico e un consulente di orientamento volendo sono concettualmente raggruppabili nella categoria dei servizi alla persona, ma ricorrere a tale categorizzazione e definire questi tre operatori come consulenti alla persona (o considerare addirittura i loro servizi come intercambiabili) è chiaramente controproducente.
Non discuto che gli studenti abbiano bisogno anche di educazione/ riflessione su sessualità, salute, affettività, metacognizione, buon inserimento nella vita sociale e nell’ambiente scolastico ….., ma ricondurre tutti questi temi all’orientamento confonde le cose, mentre, in tutti gli ambiti, le definizioni che utilizziamo dovrebbero semplificarle.
Non è utile utilizzare un termine unico (nel nostro caso orientamento / orientativo) per identificare attività così diverse fra loro.
L’orientamento (nel suo significato classico), definisce solo quella parte dell’educazione alla vita focalizzata sulla sulle scelte formative e professionali e sull’inserimento professionale. Questo perché l’orientamento classico richiede in chi lo svolge una formazione e un bagaglio di conoscenze e tecniche molto diverse da quelle richiesti per ciascuno degli altri temi dell’educazione alla vita e utilizza linee di finanziamento specifiche.
Se nell’orientamento si comprendono tutte le attività di educazione alla vita, il termine orientamento e il collegato operatore di orientamento arrivano a definire contenuti, attività e figure professionali così eterogenee da perdere quasi ogni utilità definitoria.
Un effetto collaterale della concezione dell’orientamento come educazione alla vita è la riduzione o l’eliminazione delle attività di orientamento dedicate a formazione e lavoro: se un incontro sulle scelte universitarie è la stessa cosa e vale quanto un incontro sulle malattie sessualmente trasmissibili, stante la limitatezza di tempo e di risorse da destinare alle attività orientamento, può accadere, come nel caso del Provveditorato che ho richiamato sopra, che si finisca per sostituire l’uno con l’altro.
Effetti della concezione dell’orientamento come educazione alla vita
Alcuni esempi dei risultati confusivi dell’orientamento come educazione alla vita che ho raccolto negli anni:
Una delle partecipanti al convegno 1′ Forum Nazionale dell’orientamento, Dalle esperienze al sistema, Genova 14-18 Novembre 2001 è intervenuta dicendo: Sono stata partecipe di un progetto di orientamento nella scuola materna.
Allo stesso convegno Federico Montecucco, uno dei relatori, ha tenuto una relazione su Approccio olistico all’orientamento all’interno della sessione tematica dedicata a Orientamento: funzioni, metodi e strumenti nei diversi modelli di riferimento. Montecucco ha citato come esempio di approccio olistico all’orientamento le attività del Villaggio Globale di Bagni di Lucca, che dirige. Conoscevo il Villaggio Globale perché vi avevo partecipato al corso di Tantra yoga La via dell’estasi sessuale, uno dei più gettonati fra quelli solitamente in offerta. Potrò indicare la partecipazione al corso di Tantra yoga nel mio curriculum di orientatore?
Al 4′ Congresso Nazionale Orientamento alla Scelta tenutosi a Padova il 24, 25, 26 Ottobre 2002 una delle sessioni parallele era dedicata a L’orientamento alla scelta dei servizi scolastici e formativi con relazioni dedicate a:
- L’evoluzione dei servizi di refezione scolastica nel Comune di Padova (L. Fantini),
- Criteri igienici e nutrizionali per le mense scolastiche (R. Sciarrone),
- La mensa scolastica come occasione educativa (A. Bergamo),
- La formazione degli operatori e dei genitori nella prospettiva della qualità dei servizi di refezione scolastica (E.M. Galliani, A. Pedon, C. Rolli),
- Risultati di un’indagine empirica in tema di refezione scolastica (A. Falco, A. Lombardo, L. Ranieri).
Nella rivista Quaderni di orientamento (numero 46, Giugno 2015, pubblicata dalla Regione Friuli-Venezia Giulia) leggo un articolo intitolato Le scelte orientative dei primi mesi di vita dedicato a I metodi di apprendimento della seconda lingua e della musica.
Secondo Tony Watts, uno dei maggiori esperti inglesi sull’orientamento:
In Canada, Ireland and Norway, all of which have school counsellors with a holistic role covering personal and social as well as educational and vocational guidance, there is a risk that the pressing nature of pupil’s personal and social problems may seriously restrict the time and attention which the counsellors are able or inclined to devote to career guidance matters. In Norway, indeed, the government has accordingly decided to set up a three-year project to separate the two roles by attaching them to different individuals, partly to protect the resourcing of career guidance work, and partly to address its distinctive competence requirements, including keeping in touch with changes in the education system and the labour market.’
Traduzione: In Canada, Irlanda e Norvegia, Paesi che hanno consulenti scolastici che si occupano di problemi personali e sociali degli studenti oltre che di orientamento [nel senso classico che ho spiegato sopra] c’è il rischio che l’urgenza dei problemi personali e sociali degli studenti possa ridurre drasticamente il tempo e l’attenzione che i consulenti vogliono o sono capaci di destinare all’orientamento. In Norvegia, il Governo ha perciò deciso un progetto triennale per separare i due ruoli affidandoli a operatori diversi. Questo si deve da una parte al desiderio di tutelare le linee di finanziamento destinate all’orientamento e dall’altra per far sì che gli operatori di orientamento rimangano costantemente aggiornati sui cambiamenti del sistema educativo e del mercato del lavoro.
Fonte: Policy and Practice in Career Guidance: an International Perspective, intervento in occasione della conferenza annuale dell’Institute of Career Guidance ad Ashford, Kent, 5-7 settembre 2002.
Note
1. Sull’inclusione della spiritualità vedi Hansen S.L. Organizzare il proprio lavoro, la propria famiglia e la propria vita comunitaria attraverso un processo di pianificazione olistica della propria vita, e la bibliografia là citata, su GIPO, Giornale Italiano di Psicologia dell’Orientamento, volume 1, dicembre 2000, pag. 5.
Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. L’articolo rispecchia le opinioni dell’autore al momento dell’ultima modifica. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.