Reddito di cittadinanza: una legge per stare sul divano (o lavorare al nero)

Le molte dichiarazioni di Di Maio sull’attivazione dei beneficiari del RDC

Casualmente ho trovato un’intervista del 2015 di Di Maio a Porta a Porta dove dichiara che i beneficiari del reddito di cittadinanza non potranno lavorare al nero perché saranno impegnati tutti i giorni in attività di formazione e volontariato (dal secondo 59 in poi).

Se non vedi il video clicca qui.

Patetico anche l’esempio dell’ingegnere che perde il lavoro. L’ingegnere che perde il lavoro verosimilmente lo ritrova al più presto e in ogni caso non avrebbe i requisiti per ottenere il reddito. Non realizzati poi i tagli alle spese prefigurati, per quel che ne so il reddito di cittadinanza viene finanziato a debito.

Più volte Di Maio ha ribadito lo stesso concetto: “I beneficiari del RDC non potranno stare sul divano”. Qui vediamo un’intervista del 2018.

Poi abbiamo visto come è andata a finire. Fra il dire e il fare…….. si chiama propaganda.

La legge sul reddito di cittadinanza non toglie i beneficiari dal divano

La legge sul reddito di cittadinanza, al di là dei proclami, non è stata strutturata per costringere i beneficiari ad attivarsi, anzi, finora chi ha voluto è rimasto comodamente sul divano, ha lavorato al nero o ha continuato ad impegnarsi in attività fuori legge. Vedi ad esempio il caso dell’arresto di un usuraio beneficiario di reddito di cittadinanza che si era recato a riscuotere la rata dalla sua vittima

Ai percettori del Rdc dovrebbe essere richiesto di svolgere attività di lavoro, attività socialmente utili o che comunque aumentino la loro occupabilità, quali formazione o tirocini, secondo un orario pari a quello di un contratto di lavoro a tempo pieno, con una riduzione forse di mezz’ora o 1 ora al giorno per condurre ricerca di lavoro documentata.

La Legge 26/2019 non sembra particolarmente sensibile su questo punto, nonostante le dichiarazioni del Ministro Di Maio.

L’articolo 4 afferma sì che i beneficiari sono tenuti a svolgere le attività indicate nel Patto per il lavoro, e l’art. 7 che la mancata partecipazione alle attività stabilite nel Patto per il lavoro comporta la perdita dell’indennità, tuttavia altre disposizioni della L.26/2019, quali ad esempio le caratteristiche dell’offerta congrua e delle attività di pubblica utilità mostrano lassismo.

L’offerta congrua non funziona (e non è stata applicata)

La strutturazione dell‘offerta congrua (cioè dell’offerta di lavoro che il beneficiario non può rifiutare, pena la perdita del reddito di cittadinanza, vedi art. 4 e 7) sono tali da permettere che il beneficiario possa rifiutare legittimamente

Uno dei motivi dell’attuale strutturazione dell’offerta congrua è evitare che i magri redditi conseguiti dai beneficiari in attività di breve durata, part time o pagate poco li escludano o riducano l’importo del reddito di cittadinanza, ma in questo modo li si tiene lontani dal lavoro regolare e con disponibilità di tempo per lavorare al nero.

Una soluzione migliore sarebbe stata stabilire che è obbligatorio accettare qualunque tipo di lavoro, ma che i redditi dei lavori che non rispondono ai requisiti dell’offerta congrua non contribuiscono a calcolare l’importo su cui viene deciso il reddito di cittadinanza.

I lavori socialmente utili inesistenti e facoltativi

I lavori socialmente utili (l’art.4 li chiama ‘progetti utili alla collettività’) non saturano il tempo libero dei percettori del reddito di cittadinanza, in quanto l’impegno previsto è di sole 8 ore a settimana, elevabili a 16 solo se il percettore del Rdc è d’accordo.

La L.26/2019 inoltre non stabilisce che tutti i percettori del Rdc debbano obbligatoriamente svolgere lavori di pubblica utilità, né che tutti i comuni debbano attivarli; l’impatto così in termini di saturazione del tempo libero è così estremamente limitato.

Per ridurre le possibilità di lavoro nero, e per apportare un beneficio alla collettività, sarebbe stato più opportuno che i lavori di pubblica utilità fossero stati resi obbligatori per tutti i percettori del Rdc non impegnati in altre misure e fossero stati organizzati direttamente dal Ministero del lavoro invece che, come adesso, lasciati alle spesso deboli capacità organizzative dei comuni.

Per maggiori informazioni vedi anche:

Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. Leggi Informativa privacy, cookie policy e copyright.

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