Perché abolire il liceo classico

Ci piace studiare le guerre puniche invece della fisica
Ci piace studiare le guerre puniche invece della fisica

Il ritardo della scuola italiana nella cultura scientifica

Che l’Italia sia un paese in ritardo nella ricerca scientifica è un dato di fatto: abbiamo un basso numero di laureati nelle discipline scientifiche (tredicesimi in Europa), investiamo in ricerca solo l’1,4% del Pil (ben sotto il 2,1%, che è la media europea), siamo al 27esimo posto in Europa per numero di ricercatori (La Ministra Massa ha affermato di recente che ne servirebbero 50.000 in più). Il numero di dottorati di ricerca conseguiti in Italia è in costante riduzione negli ultimi anni ed è tra i più bassi nella Ue. Vedi questi dati e questi.

Se l’Italia fosse deficitaria nello sviluppo di caramelle o pennarelli non sarebbe un problema, si tratta di cose che hanno un impatto estremamente limitato sulla nostra vita, ma la ricerca scientifica è il motore propulsivo del benessere e dello sviluppo economico.

Il Ministro Cingolani qualche settimana fa ha dichiarato:

A noi serve più cultura tecnica, a partire dalle scuole. Soprattutto in un momento di trasformazione digitale velocissimo e impressionante come quello che stiamo vivendo. Fra dieci anni ci serviranno i digital manager per la salute, per l’energia, lavori che nemmeno esistono oggi. Qui il problema è capire se continuiamo a fare tre, quattro volte le guerre puniche nel corso di dodici anni di scuola o se casomai le facciamo una volta sola ma cominciamo a impartire un tipo di formazione un po’ più avanzata, un po’ più moderna a partire dalle lingue, dal digitale.

Nell’identificare nella scuola uno dei motivi del nostro ritardo il Ministro ha sfondato una porta aperta: basta pensare che nel nostro liceo ‘scientifico’, nell’indirizzo tradizionale, quello più gettonatole ore di latino sono superiori a quelle di fisica. Per non parlare di tutte le ore dedicate allo studio della letteratura italiana e quelle dedicate alla lettura dell’Eneide, della Divina Commedia e dei Promessi Sposi (nota 1).

Mi ha meravigliato che la gran parte dei commentatori abbia criticato il Ministro. Se la maggioranza delle élite nazionali (politici e dirigenti che contribuiscono all’elaborazione delle politiche pubbliche e intellettuali che influenzano l’opinione pubblica) preferiscono che gli studenti investano il loro tempo sulle guerre puniche invece che sulla teoria della relatività, la genetica o la programmazione in python le cose possono solo peggiorare ulteriormente.

Questo spiega anche perché siamo un Paese di avvocati e psicologi.

L’intervista a Michele Boldrin sull’abolizione del Liceo classico

La prima parte di questo articolo riprende un articolo dell’economista Michele Boldrin, disponibile a questo link. Vedi anche un pezzo di una sua intervista

Il liceo classico è la scuola a cui si iscrive un’alta percentuale di studenti che all’esame di terza media hanno ottenuto punteggi alti. L’insegnamento è in genere di ottima qualità sia per gli alti livelli iniziali degli studenti, sia perché gran parte degli insegnanti sono orgogliosi di insegnare in una scuola d’élite, e perciò nei cinque anni di studi molti studenti sviluppano ottime capacità di scrittura e di ragionamento. Al liceo classico si iscrivono in genere studenti appartenenti a famiglie di status sociale medio alto, che poi andranno in buona parte a costituire le future classi dirigenti italiane.

Qual è allora il problema col liceo classico, e il motivo per cui dovrebbe essere abolito? Leggiamo Boldrin:

(…) al classico si insegna non tanto greco e latino ma, soprattutto, un modello del mondo che è quello prescientifico, premoderno. (…) Si insegna un modello del mondo in cui, anzitutto, conta lo status ricevuto e conta la retorica nell’arena pubblica, conta il saper argomentare la propria posizione e non contano i fatti bruti. Un modello del mondo in cui l’efficienza ed il cambiamento devono sempre cedere il posto alla tradizione ed in cui la logica (che, mi dispiace, è matematica) è secondaria all’opinione e, appunto, all’argomentare. Un mondo nel quale – giustificatamente al tempo, ossia tra i 700 ed i 2000 anni orsono – si riteneva di aver inteso “tutto” quello che v’era da intendere e di poter sedere tranquillamente in cima all’universo in possesso di una “saggezza” tanto antica quanto, molto spesso, cinica e disincantata. Un mondo nel quale il cambiamento continuo che l’innovazione determina entra solo di sfuggita nel corso di studi perché, alla fine, se si studiano e leggono continuamente cose di un mondo che per secoli è stato uguale a se stesso, al centro del quale c’era l’Europa nell’ombelico della quale (si fa per dire) ci stava l’Italia, si finisce (in media, sia chiaro) per pensare che non solo era cosi, è GIUSTO che sia così in secula seculorum. Amen.

(…) Morale: l’allievo/a medio/a acquisisce una visione del mondo ed una cultura che sono esattamente quelle del figlio delle elite borghesi italiane di 90-50 anni fa! E questo, (…) ti segna, per sempre. È “colpa” del classico? È “colpa” del greco e del latino? L’umanesimo non conta una cippa? Boldrin odia filosofi, poeti, romanzieri, artisti, filosofi greci e rinascimentali? No. Anzi, mi piacciono assai e li consumo a iosa. Ma sono un lusso, un grande, stupendo lusso, come il Parsifal a Vienna la sera del Giovedì Santo o la lettura ad alta voce delle poesie di Zanzotto o l’Edipo Re al Teatro Romano di Mérida. Stupendi beni di consumo per le élite che se li possono permettere e che, per permetterseli, dedicano anzitutto il loro tempo a fare medicine, software, robot, opzioni e via elencando gli orrendumi costosi che questa globalizzazione (…) ci ha imposto invece di godersi il mandolino e le bellezze del Foro… Fa fastidio dover ammettere che Cicerone e Vasari sono un lusso mentre l’informatica, la contabilità, le nozioni base di ingegneria meccanica ed elettrica sono OGGI una necessità?

(…) È toccato anche a me ammettere questa “triste” verità nel corso del tempo ed approfitto per dare credito a chi lo merita: la persona che più me l’ha fatto, testardamente, capire è D.K. Levine il quale, consapevole di quel che sapeva, ha negato dal giorno uno la superiorità della mia cultura “classica” sulla sua, tutta “UCLA-MIT plus Asimov”.

Detto altrimenti: le scuole di élite ci vogliono, eccome. Non serve la scuola uguale per tutti e non è nemmeno possibile. Ma la scuola d’élite forma le élite e le élite – dovendo guidare il paese nel mondo di ora e non dell’altrieri – è bene conoscano il mondo odierno (e le lingue che vi si parlano, ah le lingue straniere…), le regole che lo governano, le scienze e le tecniche che lo reggono. E, soprattutto, ne acquisiscano la logica, il modello, la visione. Che non è quella dello status ereditato, che non è quella del lei non sa chi sono io, che non è quella dell’elegante locuzione, che non è quella del tanto tutte le opinioni sono uguali e vale quella che meglio si argomenta, che non sono quelle del grande passato dietro alle spalle ma del grande futuro che ti costruisci, che sono quelle della responsabilità individuale e del chi sbaglia paga, che sono quelle dell’innovazione, della competizione, della mobilità sociale e culturale in un mondo globale ed eterogeneo…..

L’intervista al presidente di Google

In un incontro presso l’Università La Sapienza, nel 2014, l’allora presidente di Google Eric Schmidt ha rimarcato che gli studenti italiani non conoscono l’informatica, e suggerito di inserire l’insegnamento dell’informatica in tutte le scuole.

Il Ministro Franceschini ha risposto che ogni paese ha la sua specificità, e che gli studenti italiani, negli USA, potranno insegnare storia medievale.

Davvero? Allora proviamo un attimo a confrontare l’utilità della storia medievale e dell’informatica (e più in generale della cultura classica e della cultura scientifica) al fine di (scrivo le prime cose che mi vengono in mente):

  • migliorare le nostre condizioni di vita, ad esempio sviluppando nuovi vaccini e farmaci contro virus come il Covid o malattie come l’Alzheimer, oppure migliorando coltivazione e conservazione dei prodotti alimentari in modo da ridurre la percentuale delle persone che nel mondo sono ancora soggette a carestie, oppure ancora sviluppando nuove modalità di produzione dell’energia che riducano l’utilizzo di combustibili fossili e il risultante inquinamento
  • migliorare la nostra sicurezza tramite lo sviluppo di nuovi sistemi d’arma e nuove tecniche di intelligence contro il terrorismo o l’espansionismo di paesi come la Cina, e nuove modalità di protezione dei nostri pc e delle nostre reti di comunicazione
  • migliorare le modalità di insegnamento (tecniche didattiche e modalità di erogazione) che ci permettano di aumentare i livelli di istruzione di quanti abitano in paesi poveri o di quelli che nella nostra società abbandonano gli studi.

E alla luce di queste considerazioni, chiediamoci anche quali saranno le possibilità di impiego di esperti in storia medievale e di esperti informatici e i benefici per i paesi che li formano.

Leggi anche Siamo in ritardo nella ricerca scientifica ma studiamo tanto le guerre puniche, e molti sono contenti così.

Per imparare a fare orientamento scolastico e per materiali da usare con gli studenti vedi il mio corso Fare Orientamento nelle medie superiori. Per imparare l’orientamento con gli adulti vedi invece gli altri miei corsi.

 

Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. Leggi Informativa privacy, cookie policy e copyright.

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