Requisiti per diventare Orientatore in sintesi
Se vuoi diventare orientatore o orientatrice questi sono i requisiti: devi acquisire una formazione di base di livello universitario, in ambito psicologico, pedagogico, sociale, economico o giuridico, e poi integrarla con una formazione specifica dedicata ai principi e alle tecniche dell’orientamento, come quella del mio Master in Orientamento degli adulti.
Requisiti di legge per diventare Orientatore
In Italia le professioni dell’orientamento non sono normale per legge. per questo motivo chiunque le può svolgere senza requisiti particolari. Non servono ad esempio lauree specifiche o l’iscrizione in speciali albi o registri, vedi il mio articolo Quali sono i requisiti per lavorare come Orientatore?).
Conoscenze necessarie per lavorare come Orientatore
Per lavorare come orientatore devi avere una conoscenza approfondita su:
- I percorsi scolastici, universitari e della formazione professionale
- Il mondo delle professioni, ad esempio che cosa fa esattamente, quali sono le condizioni di lavoro, che requisiti ci vogliono e quali sono i migliori percorsi di apprendimento per ognuna delle centinaia di professioni che possono interessare ai nostri utenti
- Le modalità con cui le imprese selezionano i dipendenti e le tecniche di ricerca di lavoro
- L’andamento del mercato del lavoro e i principali settori e impese a livello locale, gli altri attori locali di cui possono aver bisogno i nostri utenti; Questura, servizi sociali, cooperative sociali, servizi psichiatrici, etc.
- La normativa relativa al rapporto di lavoro e alle politiche per il lavoro: cos’è un’assunzione in prova, a termine, interinale, cos’è il periodo di preavviso, a chi rivolgersi in caso di abusi, cos’è la NASPI, quali sono le principali facilitazioni per le assunzioni, etc.
Quali tecniche devi padroneggiare per lavorare come Orientatore
Per lavorare come orientatore devi inoltre saper utilizzare una serie di tecniche specifiche dell’orientamento (quelle da 3 a 6), più altre tecniche comuni con altre professioni di aiuto o educative (la 1 e la 2):
- come facilitare la comunicazione e l’attivazione nei colloqui individuali
- come facilitare piccoli gruppi di utenti (10-15 persone) con finalità orientative (alcune attività di orientamento vengono svolte con piccoli gruppi di utenti)
- quali sono e come individuare i principali problemi orientativi dei nostri utenti
- quali caratteristiche personali sono rilevanti ai fini della riuscita e della soddisfazione lavorativa e con quali tecniche farle emergere (una delle tecniche è ad esempio il bilancio di competenze)
- come facilitare la stesura di un piano d’azione
- come far impostare una ricerca di lavoro efficace e come supportare al meglio i tuoi utenti durante la ricerca.
Vedi in dettaglio Quali sono le tecniche e gli strumenti dell’orientatore?
Cosa imparerai nei miei corsi per orientatori
Nei miei corsi imparerai a identificare il problema orientativo dei tuoi utenti, a valutarne le caratteristiche personali, a mettere a punto piani d’azione, ad assisterli nella loro ricerca di lavoro (le tecniche da 3 a 6). Inoltre nei miei corsi imparerai sia le tecniche del colloquio che quelle di gestione di piccoli gruppi espressamente adattate alle necessità dell’orientamento. In Fai attenzione a corsi genericamente dedicati al counseling o al coaching o alla gestione di gruppi. Quello di cui hai necessità è una formazione su abilità di counseling e di coaching e sulla gestione di gruppi tarata sulle necessità di chi svolge orientamento.
Per altri dettagli leggi la mia pagina dedicata a questo tema.
Dibattito su come diventare Orientatore
Qui di seguito trovi un dibattito su come diventare Orientatore che si è tenuto credo 10 anni fa.
Come diventare orientatrice. L’intervento di Alessandra
Orientatore: no grazie Da : Alessandra M. Sono una ragazza di 26 anni che ha conseguito il titolo di orientatore con un master universitario di primo livello. Fortunatamente ho potuto fare uno stage di 80 ore al centro territoriale dell’impiego di bari nei servizi di orientamento. Ho scritto per fortuna perché solo con la pratica ho potuto capire l’effettiva importanza di fare orientamento. Inoltre son giunta alla conclusione che è il lavoro che vorrei fare, perché è fantastico poter aiutare gli altri a ad aiutarsi “da soli” meglio ad auto orientarsi. Domanda: come diventare orientatore se mi dicono tutti, dai centri per l’impiego alle scuole che non c’è posto o che non esiste l’orientamento? Come lavorare come orientatore negli enti formativi se ti chiedono esperienza? Così l’orientamento a mio avviso o sparirà lentamente o sarà fatto da chi non è interessato minimamente a farlo e verrà preso come pura perdita di tempo da chi ne avrebbe bisogno! Voglio fare orientamento ma mi sento tarpare le ali.
La risposta di Leonardo su come diventare orientatore
Una risposta Da : leonardo evangelista Cara Alessandra, mi dici che hai scoperto un settore che ti attrae moltissimo. Parliamo di strategie di carriera degli orientatori. Mi chiedi dove trovare occasioni di lavoro e come farti esperienza, in sintesi, come diventare orientatrice. Ti sembra che tutte le strade siano chiuse. La tua esperienza mi sembra simile a quella di tante altre persone in cerca di lavoro, perciò esaminarla in dettaglio può esserti utile per migliorare il tuo lavoro come operatrice di orientamento.
La ricerca di lavoro come orientatore
‘Tutti mi dicono che non c’è posto o non esiste l’orientamento’. Tutti chi? Possono svolgere orientamento tutte le scuole (dalle medie inferiori all’università) e tutte le agenzie formative. Sai dirmi esattamente quante scuole e quante agenzie formative ci sono nella tua città? (Se non lo sai dove puoi trovare questa informazione?) Oltre a scuole e agenzie formative, possono svolgere attività di orientamento anche associazioni giovanili (tipo gli Informagiovani). Quanti ce ne sono sul tuo territorio? Quanti ne hai contattati? Fatto 100 il totale di scuole, agenzie formative, associazioni di volontariato della tua città, mi dici esattamente che percentuale ne hai contattata? Molti disoccupati che avviano una ricerca di lavoro contattano 3-5% dei potenziali datori di lavoro, poi se non hanno successo smettono dicendo che ‘Non c’è lavoro’. Ma siamo sicuri che non c’è?
Tutte le organizzazioni cercano di non trovarsi mai sotto organico. Quando c’è lavoro aggiuntivo o quando un dipendente/collaboratore lascia si mettono subito alla ricerca per colmare il vuoto nel più breve tempo possibile. E’ normale che la gran parte di quelli che contatti ti dicano di no. In ogni momento le organizzazioni in cerca di collaboratori sono forse non più del 1-2 % del totale. Se contatti solo il 3-5% dei tuoi potenziali datori di lavoro, sei sicura di riuscire a trovare proprio quelli sotto organico? Spesso il problema non è che non c’è lavoro, ma che le persone si sentono come dici tu ‘tarpate le ali’ e smettono di fare contatti. E’ anche il tuo caso?
L’utilità del volontariato per diventare orientatore
Mi scrivi ‘Come lavorare come orientatore negli enti formativi se ti chiedono esperienza? ‘. Se mi fai questa domanda vuol dire che hai trovato almeno 1 agenzia che era in cerca di un collaboratore. Insegnare qualcosa a qualcuno costa ed è logico che la gran parte delle organizzazioni cerchi dipendenti e collaboratori retribuiti immediatamente operativi. Allora: se non ce l’hai, in che modo puoi farti questa benedetta esperienza? Io e tanti altri abbiamo iniziato a lavorare in questo settore studiando da soli e collaborando gratis. Non è piacevole, ha senso farlo solo se collaborando gratis si impara davvero qualcosa. Anche tu l’hai già fatto andando in stage. Più esperienze e conoscenze hai e maggiori sono le tue probabilità di essere presa in considerazione.
Proporsi come orientatore proponendo progetti
L’ultimo punto è: cosa offri quando cerchi lavoro? ‘C’è un posto per me?’ non sempre è la strategia giusta. Oltre a contattare il 100% (o comunque la percentuale più alta possibile) dei tuoi possibili datori di lavoro, possibilmente con qualche esperienza alle spalle, una strategia ulteriore è offrire tu stessa, in prima persona, occasioni aggiuntive di lavoro alle organizzazioni a cui ti rivolgi.
Ad esempio se sai come si fa, puoi proporti per scrivere progetti europei dedicati all’orientamento.
Per maggiori info puoi rivolgerti anche a un punto euro desk della tua città, vedi http://www.eurodesk.it/
La tua regione è una di quelle che in Italia utilizza meno i finanziamenti europei, ed è costretta a rispedirli al mittente. Perciò almeno a prima vista ci sono più occasioni di lavoro in Puglia in questo settore che in altre regioni d’Italia.
Una volta che hai capito come funzionano i bandi, e messo a punto una prima bozza di un progetto di orientamento, puoi chiedere un finanziamento diretto (ad esempio su Youth) oppure rivolgerti ad agenzie formative con qualcosa in più da offrire. Devo dirti che questa è anche la mia esperienza: da anni ormai gran parte della mia attività è su progetti e finanziamenti che metto a punto da solo e che poi offro di realizzare alle organizzazioni che mi sembrano più adatte.
Ma il mio è solo un esempio. I concetti generali, che puoi applicare anche in altri modi sono: trova modi per aumentare costantemente la tua professionalità anche al di fuori di un incarico formale retribuito, e offri ai tuoi possibili datori di lavoro non solo due braccia, ma idee e progetti per aumentare il loro giro di affari.
Che ne pensi? Mandami un feedback. Invito anche altri a intervenire nel dibattito sulle strategie di carriera degli orientatori. Ciao,
L’intervento di Martina su come diventare orientatore
Orientatrice Da : Martina G. Io farei un discorso leggermente diverso e forse un po’ più complesso, legandolo al profilo professionale. Cercare lavoro nel settore “di petto”, senza esperienza specifica ma con un titolo specifico (Orientatrice) secondo me potrebbe essere molto difficoltoso e poco proficuo.
Diventare orientatore iniziando come tutor
A mio avviso devi diversificare il profilo di base e “spalmarlo” su un più ampio ventaglio di profili attinenti.
Mi spiego: per iniziare, potresti proporti come tutor presso corsi in enti di formazione. Poi provare anche a fare tu un altro stage in un’agenzia per il lavoro, per il semplice motivo che è necessario anche acquisire competenze sul versante azienda.
Tu dirai: un altro stage? io ti dico sì, perché essere Orientatrice vuol dire gestire la complessità del mercato del lavoro. Vuol dire occuparsi sia di finanziamenti formazione (il discorso di Leonardo), sia dei soggetti che si occupano del lavoro. E questi ultimi non sono solo i Centri per l’Impiego ma anche i soggetti privati.
Lavorare nel pubblico come orientatore
Se però vuoi lavorare nel pubblico sappi che:
- non è semplicissimo, perché si lavora su finanziamenti (e scordati il contratto a tempo indeterminato) e quindi propongono collaborazioni
- devi maturare competenze diversificate che se maturi nel privato ti consente di lavorare nel pubblico con maggiore consapevolezza (e conoscenza) del mercato del lavoro.
Quello di orientatore è un lavoro bellissimo, concordo pienamente con te. E’ però un lavoro precario, molto legato alle politiche (provinciali, regionali, ecc.) quindi è “ondeggiante”. Direi che è l’unico aspetto veramente poco gradevole.
In bocca al lupo.
Alessandra (ps: le cose da dire sarebbero tante. ho dovuto condensare malamente)
Come diventare orientatore. L’intervento di Mario B.
L’esperienza in un centro per l’impiego
professione orientamento Da: Mario b. Opero nell’ambito dell’orientamento da qualche anno presso i Centri per l’impiego. La situazione attuale è che il servizio è stato appaltato.
Hanno messo a bando una cifra che ha portato la maggior parte degli operatori (tutti con pluriennale esperienza) a percepire dai 900 ai mille euro mensili. Spesso ci sono stati cambi di mansioni non tenendo conto delle capacità e dell’esperienza dei singoli operatori. Il clima è di estremo malessere.
Questo lavoro se svolto con la necessaria autonomia e professionalità è un lavoro veramente bello e interessante e potrebbe dare tantissimo in termini di ritorno di immagine anche alle amministrazioni pubbliche.
Personalmente non condivido la battaglia per la stabilizzazione dei precari in questo ambito per vari motivi:
- 1) perché alla fine “vincono” sempre i soliti e non sempre sono quelli più competenti e bravi( vi siete mai chiesti perché si dice “vincere” un concorso?)
- 2) perché questa attività necessita di esperienze che nel solo ambito pubblico non è possibile avere
- 3) perché veniamo ridotti a dei semplici impiegati amministrativi produttori di carta e dobbiamo inginocchiarci e ringraziare per i mille euro mensili
Ritengo che chi fa orientamento debba conoscere la realtà che sta intorno (invece molti miei colleghi hanno sempre e solo lavorato nel pubblico impiego), sapere come funzionano le realtà aziendali e non basarsi solo su statistiche inerenti il mercato del lavoro. Credo che chi fa questo mestiere debba dare moltissimo ai propri clienti/utenti e non solo in termini di ascolto ma anche di problem solving.
Chiedo a tutti se siete in grado di segnalarmi nuove strade per poter continuare a svolgere questo bellissimo lavoro senza dover subire vessazioni e umilianti retribuzioni. Rimango in attesa dei vostri preziosi consigli e suggerimenti.
P.S Se siete a conoscenza di realtà più positive segnalatemele.
grazie.
La replica di Leonardo Evangelista
una risposta Da : leonardo evangelista Caro Mario, la mia impressione (sulla base di testimonianze come la tua) è che dopo un primo momento di entusiasmo per l’orientamento specialistico, adesso le amministrazioni pubbliche hanno ridimensionato i servizi. Adesso pensano soprattutto al primo livello, alle pratiche amministrative e a far quadrare i conti. Il risultato è, come dici nella tua mail, una riduzione dei servizi e un peggioramento delle condizioni di lavoro degli operatori.
Non so se si tratta di una tendenza passeggera o di lungo periodo, è certo che le Amministrazioni pubbliche hanno avuto meno finanziamenti per la fine della vecchia programmazione FSE e l’avvio stentato della nuova. Già da questo anno i finanziamenti dovrebbero aumentare e può darsi che questa tendenza cambi. Il problema comunque è più generale.
Nei settori in cui non esistono barriere all’entrata (chiunque purtroppo può dirsi operatore di orientamento) e i committenti non sanno valutare o non sono prioritariamente interessati alla qualità delle prestazioni, i compensi fatalmente diminuiscono. In questo modo i servizi di orientamento specialistico, che richiedono operatori qualificati, finiscono per essere assegnati a giovani operatori senza esperienza.
Questi accettano di lavorare per pochi soldi e poi se ne vanno non appena trovano qualcosa di meglio proprio nel momento in cui, grazie all’esperienza, cominciano a lavorare a un buon livello. Il risultato complessivo rischia così di essere servizi di orientamento specialistico di bassa qualità.
Come rimediare al calo dei compensi per orientatore
Dal punto di vista del singolo operatore (cioè dal tuo punto di vista) mi sembra importante non appiattirsi sulla semplice offerta di ore di colloquio, che corrisponde all’offerta di due braccia di cui parlo in uno dei post precedenti.
Per contrastare il calo dei compensi sono possibili varie strategie:
- specializzarsi per speciali categorie di utenti per cui si trovano pochi operatori,
- imparare a progettare in modo da ottenere finanziamenti che assicurano compensi orari più alti,
- costituire una associazione che ottiene direttamente finanziamenti,
- lavorare per agenzie che assicurano compensi orari più alti,
- darsi da fare per far approvare una normativa a livello nazionale sulle competenze dei compensi degli operatori di orientamento, cambiare settore.
Tutte cose più facili a dirsi che a farsi, non so se qualcuno dei lettori di questo dibattito ha altri suggerimenti.
La replica di Martina
Pubblico Da : Martina G. Io lavoro presso un ente formativo in collaborazione con il CPI di xxx di Milano. Sono collaboratrice, non presso il CP. Non capisco però perché non si debba essere a favore della stabilizzazione dei precari nei servizi per l’impiego…
E’ vero: gli impiegati “storici” a tempo indeterminato hanno una mentalità, una preparazione e una motivazione diversa da quella degli Orientatori che operano da pochi anni in queste strutture.
Molti andranno in pensione (beati loro!), molti tirano avanti con fatica (nel senso che svolgono un lavoro diverso da quello svolto 10 anni fa e ora hanno difficoltà) molti lavorano male….. per noi è difficile andare muoverci in questo contesto, ma purtroppo nei servizi per il lavoro privati le cose non son certo migliori.
Ciò non giustifica l’operato dei signori di cui sopra, ma neanche l’idea “niente per me, niente per tutti”.
A mio parere il problema è “squisitamente” politico, e francamente non conosco diverse realtà dalla mia in cui le logiche di sistema si muovono in modo differenziato.
Se poi al lavoro si subisce vessazioni, forse è il caso di muoversi in altri contesti: enti formativi, scuole, università. Comunque non conosco il caso e non posso esprimere maggiori opinioni in merito.
La replica di Mario
Orientamento: Dove? Da : Mario b. Grazie Leonardo per la risposta . Hai toccato esattamente il punto. E’ davvero così. E’ ovvio che ci si guarda intorno ma dispiace vedere che un servizio con tante potenzialità venga così vilipeso.
Ci sono fior fior di dibattiti su quanto sarebbe opportuno e utile creare una rete di orientamento per le persone che cercano e cambiano lavoro sempre più spesso.
Nei sogni vedo una rete che collega questo servizio a una riforma sugli ammortizzatori sociali “seria”(dove entri in gioco davvero la formazione permanente). Una rete che aiuti le persone a gestire la propria flessibilità e non esserne fagocitate. Utopia? Non conosco la realtà degli altri paesi europei.
In questi anni ho visto così tanti soldi spesi in progetti inutili di pseudo-inserimento di soggetti svantaggiati che a nulla sono serviti perché utilizzati male e spesso pure in modo improprio. Corsi di formazione istituiti per coprire non so quali fabbisogni formativi assolutamente non in linea con le richieste del mercato del lavoro territoriale. Accidenti.. forse ho dipinto un quadretto troppo tragico? Se penso a quanto si potrebbe fare.. studiamoci su.
Grazie
L’intervento di Sergio su come diventare orientatore
Ma i provvedimenti di stabilizzazione della finanziaria ci aiutano o no? Da : sergio b. Vorrei segnalare una novità legata alla “stabilizzazione” degli atipici prevista dalla finanziaria che penso riguardi molti visitatori di questo sito.
Gli enti locali sono obbligati dall’inizio dell’anno ad assumere i collaboratori in co.co.co, ma da quanto mi sembra di capire questa misura draconiana risulterà inutile e potrebbe anche recare qualche danno a chi ha questa forma di contratto, cerco di spiegarne il motivo basato sull’osservazione di quanto sta avvenendo in questi giorni.
Gli enti locali con cui collaboro si stanno attrezzando in vario modo:
- richiedono ai propri collaboratori di aprire la partita IVA; la cosa non è neutra dal momento che anche con la versione “forfettone” (vedi recente comunicazione di Evangelista) comporta un aumento dei costi e aggiungerei un cambiamento di identità professionale dal momento che il professionista per armonizzare la propria attività tende ad avere più clienti
- stabiliscono un rapporto di lavoro convenzionato con agenzie che “assorbono” il collaboratore dell’ente locale; anche in questo caso il passaggio non è neutro perché si rischia di perdere una parte della relazione con il cliente, la parte relativa alla remunerazione. E non mi sembra una cosa da niente, anzi!
- assumono tramite concorso che però è pubblico e richiede tempi di preparazione. Questa soluzione è indirizzata unicamente a chi opera da almeno 3 anni presso l’ente locale.
In generale noto che i clienti con cui lavoro sono in difficoltà perché il provvedimento è arrivato improvvisamente e in alcuni casi, non potendo rinnovare l’incarico è stato sospeso il rapporto di lavoro in attesa di individuare soluzioni appropriate.
Il provvedimento avrebbe dovuto tutelare i co.co.co. ma mi sembra fortemente connotato ideologicamente e caratterizzato da una scarsa conoscenza delle dinamiche organizzative e del modo di operare dell’ente locale.
Sono interessato a sapere cosa osservano i colleghi che operano e gestiscono i servizi di accoglienza, orientamento, inserimento al lavoro, stage, ecc. Cosa emerge dall’esperienza nei servizi sparsi nel nostro paese. Penso che il sito di Evangelista offra una grande opportunità di confronto, una vetrina che in tempo reale ci consente di scambiare opinioni e ricostruire un quadro significativo degli effetti del provvedimento contenuto nella legge finanziaria.
Un saluto ai colleghi e un augurio di buon lavoro in quest’anno iniziato in modo così complicato
Sergio B. – consulente nelle politiche attive del lavoro somministrati e collaboratori
L’intervento di Laura su come diventare orientatore
Da : laura s. raccolgo il tuo invito e allego il testo di un appello rivolto alla Direzione dell’Ente, appena rientrata in servizio (somministrata 11 volte).
“Chi sono questi precari? Chi sono i precari in servizio presso questa Amministrazione? Ma, soprattutto, che interesse può avere l’Amministrazione a stabilizzarli?
Domande legittime da parte dei cittadini che possono ritenersi defraudati del diritto alla trasparenza nelle procedure adottate per le assunzioni nel pubblico impiego.
Per anni il blocco delle assunzioni ha portato al dilagare di modalità contrattuali flessibili. In questi anni le persone che in vario modo, tramite agenzie di somministrazione o contratti di collaborazione, sono entrate a far parte delle varie Direzioni, hanno accumulato esperienze e professionalità utili alla collettività e valutabili in termini di qualità dei servizi.
Prova ne è il fatto che questi contratti sono stati rinnovati più volte, ed è dimostrabile, sia dalle schede di valutazione compilate dai Responsabili dei Servizi che dagli elaborati prodotti dai collaboratori, l’efficienza, l’impegno, lo spirito di servizio che ciascuno ha profuso.
Allo spirito di servizio si è aggiunto, nel corso del tempo, un investimento da parte delle Amministrazioni in termini di formazione, che sarebbe scellerato buttare nel cestino per ricominciare tutto daccapo con altre persone.
Per questo riteniamo che debba essere avviata una ricognizione interna all’Amministrazione per esaminare posizione per posizione la possibilità di stabilizzazione dei lavoratori in servizio tramite agenzie o con contratti di collaborazione. Questo al fine di capitalizzare le conoscenze acquisite da ciascuno nei vari Settori a beneficio dell’Amministrazione e, di conseguenza, della cittadinanza intera.”
E’ molto difficile che i colleghi che operano e gestiscono i servizi di accoglienza, orientamento, inserimento al lavoro, stage, ecc., e che si trovano nelle condizioni contrattuali a rischio di disoccupazione fra tre mesi esatti, si esprimano pubblicamente al riguardo.
Del resto, tu che ti occupi di politiche attive, avrai notato certamente l’assenza di questi colleghi dalle comunità virtuali SPI-SPINN-FORMEZ, che dovrebbero essere utilizzate ampiamente per confrontarsi e migliorare le proprie conoscenze e capacità di intervento.
Quale il motivo? In larga parte penso sia il timore di mostrarsi e di procurarsi un danno essendosi esposti. I rinnovi sono così di breve durata e così a rischio! Meglio star zitti e fare solo, strettamente, quel che viene chiesto, giorno per giorno, meccanicamente. Così la professione viene mortificata, e la preoccupazione fondamentale diventa riuscire ad elaborare il lutto del distacco – come mi diceva una collega co.co.co. ieri l’altro – .
E’ ovvio che, per chi ha intrapreso una strada di contatto con il pubblico che cerca lavoro, giorno per giorno, sia dolorosissimo trovarsi da un giorno all’altro dall’altra parte.
Molti enti hanno indetto concorsi per non trovarsi nella condizione di dover sospendere servizi che erano tenuti in piedi in larga percentuale o addirittura completamente da figure flessibili.
Altri hanno pensato, fino all’ultimo momento, che il provvedimento non sarebbe stato così drastico, e han preso tempo. Adesso, per questi, il rischio della sospensione o riduzione drastica di servizi – se non si interviene con una deroga – è altissimo. Chi ne soffrirà? Non solo i disoccupati prossimi, ma anche i destinatari dei servizi.
Certo, se un operatore di sportello viene sostituito con un altro, il numero non cambia, e tre mesi per tre mesi, cambiando, si assumono ben 4 persone diverse all’anno, piuttosto che 1: bel risultato a livello statistico! Ma la qualità del servizio, che dovrebbe essere sempre in crescita con l’acquisizione di esperienza, dove la mettiamo? All’ultimo posto, ovviamente.
Per questo motivo penso che l’Ente pubblico debba prestare molta attenzione nella scelta dei lavoratori destinati ai servizi di orientamento e mantenerli al loro posto a tempo indeterminato. Ne deve curare la professionalità con occasioni di scambio di esperienze e aggiornamento, altrimenti quando scrive nei progetti di mainstreaming e best practices fa solo esercizi di dialettica.
E c’è una situazione di contratti abnormemente contratti in forme flessibili che non ha niente a che vedere con la consulenza professionale del libero professionista. Questi interviene su questioni specifiche, il reale progetto nell’ambito del quale è maestro, pagato di conseguenza per l’opera intellettuale e non per la prestazione quotidiana di sportello.
Ma cosa ne facciamo di tutti quelli che in forma di somministrazione o co.co.co. hanno lavorato fino ad ora, non alla tariffa di un professionista bensì a 10 o 15 euro lordi orari? Faccio notare, a chi non lo sapesse, che il co.co.co. non ha diritto a indennità di disoccupazione, al momento.
Allo stato attuale, pare che gli Enti, pur essendo intenzionati a trattenere le persone ormai esperte, non possano rinnovare i loro contratti, in attesa delle procedure selettive da deliberare nel corso dell’anno. Una nuova norma quindi dovrebbe consentire questo.
C’è un’obiezione da parte di molti vincitori di concorsi a tempo determinato, in attesa di chiamata da tempo. Se le professionalità che questi hanno sono congruenti con il lavoro da svolgere, è ora che siano assunti, altrimenti non c’è motivo di ritenerli concorrenti.
Ma vediamo anche come possono essere aiutati quelli che non hanno i requisiti sufficienti per la partecipazione ai prossimi concorsi. Possibile che non si possano rendere note le esperienze in apposito data base al quale vadano ad attingere i centri privati/convenzionati che ne abbiano bisogno?
Magari potrebbe la nostra comunità, di esperti di orientamento, ad orientare le agenzie e servizi per il lavoro in questo senso. Direi di organizzarci, visto che il tempo stringe….
Come diventare orientatore. L’intervento di Guia
Precarietà Da : Guia P. Ho lavorato per un anno in un CPI come orientatrice.
La Provincia ha poi indetto un appalto per esternalizzare il servizio e ora gli orientatori tutti co.co.co. si trovano a dover sottoscrivere condizioni contrattuali peggiorative: aumento dell’orario di lavoro per lo stesso compenso, del quale una parte sembra essere vincolato al raggiungimento dell’obiettivo di un numero di interviste molto elevato a fine contratto. Inoltre la durata dell’appalto sarà di 7 mesi scarsi. Risultato: la Provincia spenderà di più e noi guadagneremo di meno. Futuro incerto.
Ci sono persone che lavorano al CPI da 5 anni. Siamo in gran parte neo mamme. Verso il mese di ottobre una gran confusione aleggiava sul rinnovo dei contratti e poi a dicembre abbiamo appreso del bando di gara dal sito internet del CPI.
Dalla gara sono già passati tre mesi e non ho potuto ancora riprendere il lavoro. Il lavoro di orientatrice mi piace, ma sono disgustata da questa situazione.
Sono specializzata in marketing territoriale, ho fatto un corso di europrogettazione, ho lavorato in una società di consulenza come ricercatrice e progettista, con diverse esperienze di attività sul territorio sul nord Italia. Più che precariato non si raccoglie.
Non accettare le condizioni delle società appaltatrici può voler dire non trovare incarichi analoghi da nessuna parte (sono praticamente tutti gli enti di formazione della provincia). Non ho più voglia di viaggiare e ho un bambino piccolo. Ho bisogno di un reddito.
Come può un orientatore svolgere il suo lavoro con questo fardello? Come si fa ad essere di supporto alle persone disoccupate quando si condivide quasi lo stesso disagio? Quando durante il proprio lavoro si ha per le mani un’offerta di lavoro apparentemente buona come si fa a non proporsi per primi a discapito degli utenti?
Dopo la laurea ho fatto per circa tre anni l’impiegata e ora sto considerando lavori di segreteria o qualsiasi altro (so anche due lingue bene). Ho alcune proposte e non so che fare.
Non sempre si può fare quello che piace di più. Un lavoro però non può essere antieconomico. Io andrei al CPI anche come volontaria, ma il lavoro non può essere volontariato. Allo stato attuale non me lo posso permettere. Tra le varie collaborazioni intellettualmente stimolanti ho spesso svolto lavori estivi o tappabuchi (interinali con qualunque mansione).
L’intervento di Salvatore
orientatore disorientato Da : Salvatore C. Cara Alessandra,
Io penso che purtroppo noi “orientatori” non possiamo permetterci di affermare certe cose, probabilmente se le affermiamo siamo sì orientatori ma alle prime armi…come fai a pretendere di poter orientare qualcuno se non sai orientare te stesso?
Certo siamo tutti sempre un po’ disorientati, fa parte della nostra vita, costantemente, anche inconsapevolmente “ribilanciamo le nostre competenze”, ridefiniamo obiettivi, perché noi oggi non siamo gli stessi di ieri, a volte basta poco per crescere e prendere consapevolezza delle nostre risorse e delle risorse che ci circondano, sia psichiche che materiali.
Io penso che una grande risorsa siano le persone che in un certo senso hanno già percorso i tuoi passi, ma considera che sono/siamo persone diverse con bagagli culturali ed esperienze diverse, con possibilità differenti, dipendenti a volte anche dalla nostra dislocazione geografica.
Quindi, cerca di comprendere un po’ meglio chi sei e cosa ti manca per diventare orientatrice, punta molto sulle tue competenze soprattutto trasversali, ricorda che nella vita “non otteniamo ciò che meritiamo, ma otteniamo ciò che comunichiamo”.
In bocca al lupo e…. aggiornami……a proposito probabilmente di trasferirò in Toscana e sarò nuovamente disorientato, ma l’idea al contempo mi eccita e mi intriga la possibilità di fare nuove esperienze e conoscere persone nuove….
…credo che lo spirito d’iniziativa e il buon umore siano ingredienti fondamentali.art.49 comma 3.
L’intervento di Michela. Cerco informazioni su come diventare orientatore
Vorrei diventare una orientatrice……. Da : Michela D. Un anno fa ho conseguito la qualifica professionale di “Orientatrice scolastica e professionale esperta nei rapporti interculturali” di 1040 ore da quel momento ho pensato che il mio sogno di fare questa professione si sarebbe realizzato.
Purtroppo sino ad oggi nonostante ho fatto ben 3 tipi di stage diversi sia all’interno dell’ist. scuola sia in una associazione culturale, sia al CPI di BR.
Purtroppo non sono riuscita, nonostante i vari curricula inviati, a lavorare e sapete perché? Sono solo una semplice diplomata e questo mestiere è prerogativa dei laureati che magari non hanno ne esperienza ne competenze nel campo.
Mi piacerebbe ricevere se qualcuno ne ha informazioni su : Dove posso lavorare come Orientatrice avendo solo il diploma e una qualifica professionale specifica?
La replica di Martina
Orientatrice Da : Martina g. Anche i “semplici” laureati non trovano lavoro, ricordalo. Chi ti ha proposto il corso da 1040 ore per diventare orientatrice forse ti ha preso un po’ in giro perché questo lavoro è difficile da svolgere bene e il diploma non basta. E’ necessaria una formazione più alta, delle attitudini, capacità, interessi….. se fosse così semplice non starei qui a penare da 10 anni!!
Ps: la realtà è complessa e la semplificazione fa parte dei processi mentali chi non ha strumenti di lettura del contesto. Volenti o nolenti questi strumenti li offre l’Università che non insegna a lavorare. Il lavoro (quando c’è) fa il resto. Ma la laurea è necessaria per chi vuole fare orientamento.
La replica di Michela
Operatrice di Orientamento Da : Michela D. Non volevo offendere nessuno quando ho detto che diventare orientatori è una prerogativa dei laureati, anzi tanto di cappello a tutti coloro che ce l’hanno fatta, ma mi chiedo: come mai la regione approva dei corsi post-diploma per delle professioni che per essere svolte richiedono la Laurea? Comunque non arrabbiarti tanto la nostra rimane solo una “guerra fra poveri”!
Come imparare a lavorare da orientatore
Per imparare a lavorare come orientatore puoi seguire mio Master in Orientamento degli adulti.
Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore © Leonardo Evangelista. Leggi Informativa privacy, cookie policy e copyright.