Questo articolo descrive i rapporti fra relazione di aiuto e colloquio di orientamento.
Una definizione di relazione di aiuto
Si ha relazione di aiuto quando vi è un incontro fra due persone di cui una si trova in condizioni di sofferenza /confusione /conflitto /disabilità (rispetto a una determinata situazione o a un determinato problema con cui è a contatto e che si trova a dover gestire) ed un’altra persona invece dotata di un grado ‘superiore’ di adattamento /competenze /abilità, rispetto a queste stesse situazioni o tipo di problema.
Se fra queste due persone si riesce a stabilire un contatto (una relazione) che sia effettivamente di aiuto (…) allora è probabile che la persona in difficoltà inizi qualche movimento di maturazione/ chiarificazione /apprendimento che la porti ad avvicinarsi all’altra persona (assorbendone per così dire le qualità e le competenze) o comunque a rispondere in modo più soddisfacente al proprio ambiente ed a proprie esigenze interne ed esterne.
(così Folgheraiter nell’introduzione a Mucchielli, Apprendere il counseling. Manuale di autoformazione al colloquio d’aiuto, p.8).
Molte relazioni amicali, familiari, di vicinato, sono così relazioni di aiuto (Folgheraiter in Mucchielli, p.13), ma possono esserlo anche molte relazioni a sfondo professionale (insegnante-allievo, medico-paziente, sacerdote-fedele, avvocato-assistito (Folgheraiter in Mucchielli, p.13), operatore di orientamento-cliente, oltre che naturalmente quelle sviluppate da psicologi e psicoterapeuti.
L’aiuto può assumere varie forme, sono ad esempio forme di aiuto ascoltare, informare, insegnare, fare cose pratiche a supporto di qualcuno (fare la spesa, pulizie, etc.).
Lo studio delle relazioni di aiuto ha portato negli ultimi 70 anni (a partire dall’impulso iniziale del terapeuta americano Carl Rogers) a mettere a punto una metodologia particolare di interazione fra persona ‘aiutante’ (cioè che aiuta) e persona ‘aiutata’ che chiamiamo colloquio d’aiuto.
A cosa serve il colloquio di aiuto
L’idea alla base del colloquio di aiuto è che ‘se una persona si trova in difficoltà il miglior modo di venirle in aiuto non è quello di dirgli cosa fare (…) quanto piuttosto di aiutarla a comprendere la sua situazione e a gestire il suo problema prendendo da sola e pienamente la responsabilità delle scelte eventuali’ (Folgheraiter in Mucchielli p.15). Il presupposto è che ‘Nella persona vi sono le risorse (emozionali, cognitive, affettive, etc.) necessarie a che l’aiuto si produca (..). L’aiuto consiste nel rendere possibile una riattivazione o riorganizzazione di queste risorse originarie’ (Folgheraiter nell’introduzione a Carkhuff, p.19).
Nei colloqui di aiuto si evitano così una serie di strategie che spesso compaiono nelle relazioni fra ‘aiutante’ e ‘aiutato’, quali ad esempio dare consigli, fornire informazioni, rassicurare, esprimere giudizi morali.
La strategia dell’’aiutante’, nel colloquio di aiuto classico, è invece quello di ‘fare da specchio’ all’aiutato, rimandandogli, attraverso la tecnica della riformulazione (spiegata in dettaglio di seguito), pensieri ed emozioni inespresse o sottintese, aiutandolo così a metterle meglio a fuoco.
Il ruolo dell’aiutante, con questa strategia, non è comunque passivo. Attraverso la scelta delle tecniche della riformulazione e degli aspetti da enfatizzare, l’aiutante imprime comunque una direzione al colloquio. Colloqui di aiuto con lo stesso aiutato condotti da aiutanti diversi e ugualmente validi possono avere svolgimento e arrivare a risultati anche molto diversi.
I vantaggi del colloquio di aiuto
I vantaggi di questa impostazione sono fondamentalmente:
- Una maggiore comprensione delle problematiche dell’aiutato da parte dell’aiutante (per procedere alla riformulazione, l’aiutante deve continuamente ascoltare e sforzarsi di ripetere correttamente, ed eventuali errori di comprensione sono resi evidenti dalla reazione dell’aiutato).
- Un miglior legame dell’aiutato con l’aiutante (tutti noi valutiamo molto positivamente e sentiamo vicine le persone che ci ascoltano e che ci permettono di chiarirci le idee)
- Una maggiore attivazione della persona rispetto a colloqui condotti con modalità diverse (quando l’’aiutante ’dà consigli, giudica, rassicura si pone come esperto e l’’aiutato’ viene relegato in un ruolo tendenzialmente passivo).
La tecnica della riformulazione
Il colloquio di aiuto si basa in gran parte sulla riformulazione.
Riformulare significa parafrasare e/o sintetizzare con parole diverse. Ad esempio: Aiutato: ‘Credevo di avere una buona intesa col mio professore e onestamente non avevo studiato molto a casa. Ma poi all’esame mi sono reso conto che eravamo su due diverse lunghezze d’onda. mi ha fatto domande che mi sono sembrate molto difficili, ho provato a rispondere meglio che ho potuto, ma alla fine sono stato bocciato’ Aiutante: ‘Sei stato bocciato’ Aiutato ‘Sì, e devo dire che proprio non me l’aspettavo etc.’ (Mucchielli, p.74, definisce una risposta di questo tipo come ‘risposta eco al contenuto’).
Ma alle stesse parole dell’aiutato è anche possibile dare una risposta di sintesi. Ad esempio: Aiutante: ‘In altre parole, hai sopravvalutato la confidenza che avevi con il professore e con la materia’. In questo caso si opera una sintesi di quanto detto dall’aiutato, con riferimento agli elementi ‘oggettivi’ del suo racconto. E’ possibile operare riformulazioni che si concentrano sul contenuto oggettivo (come ad esempio quella riporta sopra) e riformulazioni che si concentrano sui sentimenti. Esistono molti modi diversi di riformulare.
La tecnica delle domande aperte
Un’altra tecnica molto utile nei colloqui di aiuto è quella delle domande aperte, ad esempio: ‘Cosa puoi dirmi di come è andata la tua settimana lavorativa?’. Le domande aperte sono domande a cui non è possibile rispondere con un sì o con un no, con un numero o con un elenco. Sono molto utili perché permettono di capire come la persona che risponde vive una determinata situazione o cosa pensa di una determinata situazione.
Le abilità di counseling
Riformulazioni e domande aperte vengono chiamate abilità di counseling. Il colloquio di aiuto si basa così sull’utilizzo delle abilità di counseling.
Carl Rogers definisce ‘counseling’ una tecnica di psicoterapia basata sul colloquio di aiuto, caratterizzata in specifico dall’uso della riformulazione.
Il counselling nasce negli anni ’30 come una modalità di psicoterapia sviluppata da Rollo May e Carl Rogers in opposizione alla psicoanalisi, che in quel periodo era la forma di psicoterapia egemone. Rogers ne parla in Counseling and Psychotherapy: Newer Concepts in Practice (1942) e poi in Client-Centered Therapy: Its Current Practice, Implications and Theory (1951).
La messa a punto del counseling comporta anche una diversa denominazione del terapeuta, che viene chiamato counselor, in opposizione allo psicoanalista che invece è il terapeuta che usa la psicoanalisi.
L’utilizzo del colloquio di aiuto nell’orientamento
Il colloquio di aiuto è estremamente utile per l’orientamento, perché, come ho detto, permette una migliore comprensione, un maggior coinvolgimento e una migliore attivazione dell’aiutato (che d’ora in poi chiamiamo utente / cliente).
Due osservazioni.
Nell’orientamento, le abilità di couseling non sono abbastanza
La prima la lascio dire al mio collega Marcus Offer.
Secondo Offer (Offer M, (2001), The Discourse of the Labour Market, pag.76, in Gothard B., Mignot P., Offer M., Ruff M., (2001), Careers Guidance in Context):
‘Per il consulente di orientamento, la capacità di gestire relazioni di aiuto è una componente necessaria ma non sufficiente per svolgere una attività di orientamento efficace. Quello che contraddistingue l’orientamento è infatti il costante riferimento alle modalità di funzionamento del mercato del lavoro. L’orientamento, in relazione alla semplice consulenza psicologica (counseling), è una disciplina applicata, allo stesso modo in cui l’ingegneria è una disciplina applicata della fisica o della matematica’.
L’originale in inglese:
‘This is therefore good time to point out that interpersonal skills (…) are necessary but not sufficient for effective careers guidance. What makes that guidance distinctive is the application of, and reference to, expert knowledge and understanding of the labour market and its functioning. Careers guidance, in relation to counselling, we might argue, is an applied discipline in a way analogous to engineering’s relationship to physics or maths.’
La seconda osservazione è che dal libro di Mucchielli le tecniche sono andate avanti, oggi molti esperti ritengono che per una buona attivazione dell’utente le sole domande aperte e riformulazioni non bastino. Per un aggiornamento vedi il mio articolo Cos’è il counseling orientativo e come impararlo.
Bibliografia su abilità di counseling e la relazione di aiuto
Tutti i libri possono essere richiesti in libreria o –quello in inglese- tramite www.amazon.com.
Geldard K e D (ed. it. 2005). Parlami, ti ascolto. Le abilità di counseling nella vita quotidiana, Erickson. Un ottimo libro introduttivo, scritto in maniera estremamente chiara. Indispensabile per avvicinarsi all’argomento.
Ali L. Graham B. (1996) The Counselling Approach to Careers Guidance, Routledge. Estremamente chiaro, spiega in dettaglio come utilizzare il colloquio di aiuto nell’orientamento, in maniera di solito condivisibile. E’ un libro indispensabile per inquadrare il problema. Non ci sono esercizi pratici, anche se sono riportati molti esempi di colloqui. Poco approfondite le indicazioni su come motivare i clienti all’azione.
Carkhuff R. (2’ ed. Italiana 1993) L’arte di aiutare. Manuale e Quaderno di esercizi (2 voll.), Edizioni Erikson. Spiega in maniera estremamente dettagliata come condurre il colloquio di aiuto. Uno dei due volumi è dedicato ad esercizi per l’autoformazione. L’approccio di Carkhuff è strutturato in quattro fasi principali, le prime due delle quali riprendono la tecnica di Rogers, mentre la quarta tratta di come motivare i clienti all’azione (si rifà all’approccio comportamentista) ma appare un po’ schematica. E’ un libro indispensabile per capire bene come strutturare i colloqui di aiuto. Contiene un’introduzione illuminante di Folgheraiter.
Di Fabio A. (2003) Counseling e relazione di aiuto. Linee guida e strumenti per l’autoverifica, Giunti. Contiene una ottima serie di esercizi per l’autoformazione, che riprendono e sviluppano alcuni di quelli riportati in Carkhuff e Mucchielli.
Egan G. (1998) The Skilled Helper. A Problem-Management approach to Helping, Sixth Edition, Brooks/Cole Publishing Company. E’ uno dei libri più citati e completi, anche se a volte per troppo dettaglio si rischia di perdere di vista l’insieme. Poco approfondite le indicazioni su come seguire i clienti una volta che hanno avviato un processo di cambiamento. Viene aggiornato periodicamente. Solo per specialisti.
Miller W., Rollnick S (ed. Italiana 1994) Il colloquio di motivazione. Tecniche di counseling per problemi di alcool e altre dipendenze, Edizioni Erikson. Spiega in maniera dettagliata come condurre colloqui che motivano i clienti ai comportamenti desiderati dal consulente. E’ un libro indispensabile per capire come svolgere attività con clienti ambivalenti. Contiene alcuni esercizi per l’autoformazione.
Mucchielli R. (2’ ed. Italiana 1993) Apprendere il counselling, Edizioni Erikson. Inquadra il colloquio di aiuto rispetto a colloqui di altro tipo. Descrive le tecniche di riformulazione in maniera molto sintetica. E’ un po’ superato. Contiene alcuni utili esercizi per l’autoformazione. Ottima l’introduzione di Folgheraiter.
Per imparare come gestire un colloquio di orientamento puoi seguire il mio corso La gestione del colloquio di orientamento e nel Master in orientamento degli adulti. Vedi l’elenco dei miei corsi.
Letture per approfondire il colloquio di aiuto
Vedi gli altri articoli dedicati a questo tema:
- Come costruire e mantenere relazioni efficaci
- Orientamento, counseling, relazione di aiuto
- L’approccio transteoretico al cambiamento (Prochaska, Norcross e Diclemente)
- Il Colloquio Motivazionale: una tecnica per promuovere il cambiamento personale
- Notizie false per promuovere l’attività di counseling svolta da non psicologi
- Notizie false per promuovere l’attività di counseling svolta da non psicologi, anni ‘2000
- Ministero della salute: il counseling può essere svolto solo da professioni regolamentate
Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. L’articolo rispecchia le opinioni dell’autore al momento dell’ultima modifica. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.