Estratti da una conversazione con un disoccupato durante un colloquio di orientamento:
Dopo che ho perso il lavoro, mentre ne cercavo un altro, mi sono iscritto a una palestra, ma fuori del mio paese, così non incontravo nessuno. Cercavo il più possibile far passare il tempo. Facevo quasi un’ora di treno verso la città capoluogo, poi 50 minuti a piedi dalla stazione ferroviaria fino alla palestra, e passavo lì gran parte della giornata. Poi altri 50 minuti a piedi per tornare alla stazione e di nuovo un’ora di treno per tornare a casa. A volte mi è capitato di scendere alla stazione del mio paese e di prendere il primo treno e tornare alla città capoluogo. Sai, quando la gente ti vede in treno pensano che stai andando da qualche parte, così ti pensano impegnato. Sono andato avanti così per sei mesi, poi mi sono messo a fare quei lavori fregatura, vendevo contratti elettrici, ma le cose che dicevamo per convincere a passare con noi erano false. Poi l’aiuto agente immobiliare.
La disoccupazione ti dà un dolore tale che dopo puoi sopportare anche la perdita di un figlio. Quando sei disoccupato perdi l’identità. Quando ti chiedono che lavoro fai ti senti nessuno. Anche sulla carta d’identità c’è indicata la tua professione.
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Un’altra che ho avuto in aula non ha avuto il coraggio di dire che era stata licenziata e per mesi ha continuato a uscire la mattina dicendo in famiglia che andava al lavoro.
Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore © Leonardo Evangelista. L’articolo rispecchia le opinioni dell’autore al momento dell’ultima modifica. Leggi Informativa privacy, cookie policy e copyright.