In questo articolo ti parlo della ruota del cambiamento, un concetto utile anche nella gestione dei colloqui di orientamento, vedi il mio articolo Come condurre un colloquio di orientamento? Le tecniche migliori
Nel loro libro Prochaska J.O., Norcross J.C. e Diclemente C.C. (2007) Changing for Good: A Revolutionary Six-Stage Program for Overcoming Bad Habits and Moving Your Life Positively Forward gli autori descrivono i processi di cambiamento personali. Il loro approccio (che gli autori chiamano ‘transtheoretical approach’, cioè approccio transteoretico) è utile a tutti gli operatori che lavorano con persone che hanno comportamenti disfunzionali, quali ad esempio abuso di sostanze (alcool, tabacco, cocaina, eroina), alimentazione compulsiva e nella psicoterapia in generale. Le novità dell’approccio di Prochaska e collaboratori sono fondamentalmente due:
- il processo di cambiamento avviene in cinque fasi distinte e consecutive
- il cambiamento è un ciclo (una ruota) che viene percorsa varie volte prima di poter arrivare al successo.
Vediamole in dettaglio.
Le fasi del cambiamento
Secondo Prochaska e collaboratori le fasi del cambiamento sono le seguenti:
- precontemplazione: la persona non sa o non vuole riconoscere di avere un problema
- contemplazione: la persona sa di avere un problema, ma è ambivalente rispetto al cambiamento, non ha ancora deciso che vuole impegnarsi per cambiare
- programmazione: la persona riconosce di avere un problema, ha deciso che vuole provare a cambiare, e sta programmando cosa fare, ad esempio ha deciso di iscriversi a un corso contro il fumo o di non tenere in casa pacchetti di sigarette
- avvio dell’azione: la persona ha cominciato ad adottare una serie di comportamenti che riducono o eliminano il proprio comportamento disfunzionale. Ad esempio ha smesso di fumare
- mantenimento: dopo le azioni iniziali, la persona sta continuando a mantenere comportamenti che riducono o eliminano il proprio comportamento disfunzionale. Ad esempio continua a non fumare o fuma in maniera occasionale
- ricaduta: la persona è ricaduta, in maniera continuativa, nel comportamento disfunzionale di cui voleva liberarsi. Ad esempio ha ripreso a fumare in maniera continuativa.
La ruota del cambiamento
Secondo Prochaska e collaboratori il cambiamento è un ciclo (una ruota) che viene percorsa varie volte prima di poter arrivare al successo. Le ricadute sono parte integrante del processo di cambiamento. Solo il 5% delle persone impegnate nell’eliminazione di un comportamento disfunzionale ci riesce al primo tentativo. Tutte le altre sono costrette a percorrere più volte tutta la ruota del cambiamento mediamente almeno 3-4 volte (op.cit., p.48). Il concetto di ruota del cambiamento ha tre profonde implicazioni:
- a. la fase più importante non è quella dell’azione, tutte le fasi sono ugualmente importanti. Una buona consulenza al cliente deve prevedere anche un’assistenza continuata nel tempo durante il mantenimento
- b. la ricaduta non è di per sé un segnale di fallimento (non vuol dire cioè che il cliente è troppo cattivo per cambiare o che il consulente non sa svolgere bene il suo lavoro).
- c. il cliente deve essere preparato alle ricadute, cioè va informato che le ricadute sono normali e nella fase di programmazione va dedicato spazio a come ridurne l’impatto.
L’azione del consulente nelle varie fasi del cambiamento
Ogni fase richiede strategie adeguate da parte della persona (e del consulente, se la persona si è rivolta a un consulente per aver aiuto). Ad esempio non è efficace (non porta azione o risultati stabili) programmare o proporre attività che riducono comportamenti disfunzionali se la persona non ha ancora deciso che vuole ridurre il suo comportamento disfunzionale, e ugualmente è poco efficace continuare a focalizzarsi solo sui danni prodotti dal comportamento disfunzionale senza programmare bene e mettere in atto strategie d’azione e di mantenimento. Le diverse strategie sono indicate nella tabella che segue.
Diamo per scontato che in tutte le diverse fasi il consulente segua anche le strategie di creare e mantenere una buona relazione col cliente e quella di rinforzarne l’autoefficacia.
L’approccio transteoretico
L’approccio transteoretico permette anche di dare una nuova risposta alla domanda sul perché la maggioranza dei vari approcci psicoterapeutici sembra funzionare ma nessuno funziona chiaramente meglio di tutti gli altri. La risposta finora veniva data spiegando che tutti gli approcci psicoterapeutici prevedono una relazione col cliente, e che è la relazione (non le teorie del consulente sul funzionamento delle persone) che portano sollievo e cambiamento (così ad esempio Egan G. (1998) The Skilled Helper. A Problem-Management approach to Helping, Sixth Edition). La risposta di Prochaska è che le psicoterapie che funzionano sono varie perché ciascuna di essa è adatta a una o più fasi, ma nessuna a tutte (op.cit., p.21-27, 32-35 e 54).
I rapporti col colloquio motivazionale di Miller e Rollnick
L’approccio transteoretico ha rapporti molto stretti con la tecnica del motivational interviewing (in italiano può essere tradotto come colloquio motivazionale, ma non va confuso col colloquio svolto durante la selezione del personale che ha lo stesso nome) sviluppata da Miller W.R. e Rollnick S. e descritta ad esempio in Il colloquio motivazionale (2013). Sulla motivazional interviewing vedi un altro articolo in questo sito.
Per imparare come gestire un colloquio di orientamento puoi seguire il mio corso La gestione del colloquio di orientamento e nel Master in orientamento degli adulti. Vedi l’elenco dei miei corsi.
Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. Leggi Informativa privacy, cookie policy e copyright.